Chissà cosa ne pensano gli aspiranti milionari di casa nostra e ancora di più i turboliberisti che strepitano ogni giorno per la paura di dover pagare qualche spiccio sull’eredità di famiglia del fatto che dei milionari veri (sono in tutto 102) sottoscrivano un appello ai governi in cui chiedono di pagare più tasse per garantire una maggiore equità. Chissà quanto durerà ancora dalle nostre parti la padronale resistenza a una patrimoniale vera, come accade in tutti i Paesi democratici nel mondo, senza dovere ogni volta dover ascoltare il terrore di un esproprio proletario che serve per sventolare terrore.
In un lettera aperta presentata in concomitanza con le riunioni virtuali del World Economic Forum il gruppo di milionari (definiti “milionari patriottici” perché dalle altre parti è chiaro che occuparsi della Patria significhi occuparsi dei diritti di tutti gli appartenenti a una nazione) rivendicano il dovere di pagare la loro quota della ripresa economica globale dalla pandemia, quella che qui da noi stanno scontando i lavoratori con contratti sempre più poveri, sempre più brevi, sempre con meno diritti.
Il ragionamento parte dai dati Oxfam che racconta come «163 milioni di persone sono cadute in povertà a causa della pandemia. Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021».
Del resto uno studio condotto dal istessi milionari insieme a Oxfam (perché questi pagano perfino per trovare un modo equo per dover pagare di più, roba impensabile da queste parti) dice che un’imposta sul patrimonio progressiva, che parte dal 2% per chi ha più di 5 milioni di dollari e sale al 5% per i miliardari, potrebbe raccogliere oltre 2.500 miliardi, abbastanza a livello globale per sollevare 2,3 miliardi di persone fuori dalla povertà e garantire assistenza sanitaria e protezione sociale alle persone che vivono nei paesi a basso reddito.
La stessa tassa patrimoniale che in Italia scatena le ire dei presunti liberali che non riescono a non essere liberisti è invocata anche dalla Banca Mondiale che l’anno scorso invitava i Paesi a prendere in considerazione una tassa sul patrimonio per ridurre la disuguaglianza, per ricostituire le casse statali esaurite dal Covid e per riconquistare la fiducia e la credibilità sociale.
Milionari, Banca Mondiale: serve altro per smascherare la posizione strumentale di presunti difensori del mercato che in fondo proteggono solo le proprie misere ricchezze?
Scriveva Jacques Deval che «esistono delle menzogne così vergognose, da provare maggior disagio a sentirle che a raccontarle». Quando si parla idi ricchezza la sensazione è esattamente questa.
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