Migranti, Lamorgese batte Salvini: in un mese ha già fatto di più
Un primo punto, non scontato, che vale la pena ribadire: che la politica si faccia facendo politica e non sollazzandosi in spiaggia a bere mojito e a spararsi qualche diretta Facebook sembra un concetto semplice semplice che possono capire tutti, eppure in queste ore non appare così scontato. La ministra dell’interno, Luciana Lamorgese, ieri a Malta ha compiuto semplicemente il suo dovere ottemperando al suo compito di ministro: ha incontrato i suoi omologhi di Francia, Germania e Malta sedendosi intorno a un tavolo ed evitando di usare la polemica (o peggio ancora qualche decina di disperati su una nave in mezzo al mare) per costruire una trattativa.
Al di là di come la pensi ognuno di noi, che la politica sia tornata a essere un serio dialogo tra governi è un salvifico ritorno alla normalità che depura il dibattito e che finalmente ci riporta a discutere dei temi reali senza lasciare spazio alla propaganda e agli isterismi.
Forse Salvini potrebbe rendersi conto (ma anche se accadrà non lo confesserà mai) che l’Italia ha recuperato credibilità internazionale semplicemente registrando la sua dipartita dal Viminale. Che le provocazioni e gli insulti non funzionano come arma di trattativa, del resto, vale in politica come nella vita.
Dicono gli oppositori: “È solo l’ennesima promessa di un’Europa che poi si tira sempre indietro”. Ed è vero che la storia recente di presunti accordi europei dissoltisi nel giro di qualche mese non invita a smodati festeggiamenti, ma che una bozza di proposta condivisa da Germania e Francia apra una discussione nel Consiglio europeo è molto di più del tenere le navi delle Ong in mezzo al mare sputando fiele via Twitter e aspettando che qualche Paese ceda al ricatto. Questo mi pare innegabile.
Poi, certo, si potrebbe discutere del fatto che anche Lamorgese si inserisce nella linea di pensiero che vede la Libia come alleato fondamentale nella gestione dei flussi migratori, ancora una volta legittimando (anzi di più: dando un ruolo di primo piano) un Paese che ha dimostrato e che continua a dimostrare di essere fuori da qualsiasi regola e limite di dignità. L’abilitazione della Libia rimarrà una macchia umanitaria che l’Europa faticherà a scrollarsi di dosso.
Ci sarebbe anche da discutere del fatto che rimane in vigore l’uso dell’interdizione dei porti italiani (sì, esattamente come prima) in attesa di volta in volta di sapere dove e quando fare sbarcare le persone.
Nessuna parola, invece, sui corridoi umanitari, niente. Insomma: la sensazione è che bene o male questo governo stia facendo le stesse politiche dei precedenti, ma senza dire parolacce. È un passo avanti, certo. Breve, però.
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