Nell’ultima settimana ho scoperto a mie spese che preoccuparsi della propria salute e di quella altrui è maleducazione. Anzi, un reato. Roba da manette e 41 bis, proprio. Sedevo al mio posto da giurata nel programma Ballando con le stelle e di fronte a una concorrente (Mietta) che, collegata da casa, annunciava la sua positività al Covid, osavo porre una domanda scabrosa: “Sei vaccinata?”. La concorrente sussultava, poi balbettava che quello non era il luogo per parlare di queste cose, che c’è la privacy. Il ché sarebbe anche legittimo, se non fosse che in un programma in cui si balla, ci si tocca, si entra in contatto con il cast e con costumisti, truccatori, parrucchieri, microfonisti, i fatti propri non sono poi così propri. La concorrente, il giorno dopo, ha chiarito la sua posizione: “Non sono vaccinata per questioni legate alla salute, quando potrò non avrò problemi a farlo”. Che, diciamolo, non è proprio il messaggio rammaricato di chi vorrebbe tanto vaccinarsi ma ha un impedimento. Ed è anche bizzarro che chi ha un problema di salute, essendo dunque in condizioni di presunta fragilità, scelga di partecipare a un programma in cui il rischio di contagiarsi e contagiare è dietro l’angolo. Voglio dire, è una competizione di ballo, non un ciclo di letture in un’arena all’aperto. Ma non è questo il punto. Il punto è che… Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui.
Mietta non è vaccinata. Ma quella da condannare sono io (di Selvaggia Lucarelli)
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