Se c’è un merito da riconoscere ai social network, e non da oggi, è quello di aver finalmente rotto il grande equivoco della comunicazione. Abbiamo sempre pensato che la bontà di un discorso stesse nel discorso stesso, nella sua autorevolezza intrinseca, e non nella voce da cui provenisse. Abbiamo quindi scoperto che se il candidato governatore alla regione più popolosa d’Italia dice che “la razza bianca è in pericolo, dobbiamo ribellarci” ha ottime chance per l’elezione, mentre se un’intellettuale, in un video a cazzeggio con un’amica sua, sostiene a fil di boutade che “i testi di Battiato sono minchiate assolute”, quella avrà ottime chance di esser menata per strada. Ovviamente poi nessuno mena per strada, anche perché quello di strada è un concetto al momento più avveniristico dello sbarco su Marte, e anche perché di rado la violenza verbale a mezzo social si materializza fuori dalle camerette di cinquant/sessant/settantenni con i poster del Patriots Tour dell’81 e i centrini a maglia di mammà. Ma è ovvio che il problema rimane, com’è ovvio che l’apostrofo davanti a intellettuale c’è perché quest’ultima è Michela Murgia.
Michela Murgia da anni è l’irresistibile magnete della pubblica insofferenza. Sufficientemente di sinistra per far incazzare quelli di destra, decisamente sufficientemente intellettuale per far incazzare quelli di destra, troppo femminista per non fare incazzare quelli di destra. Che la sezione commenti dei suoi profili social fosse il vomitatoio della militanza leghista era noto da tempo, ma con la complicità della reclusione forzata è riuscita a procurarsi una nuova categoria di haters, tanto balzana quanto popolosa: i fan di Battiato. Il fatto è talmente noto da diventar quasi proverbiale (“farai la fine della Murgia con Battiato”, ha esclamato mia moglie quando ieri le ho detto che secondo me Papa Francesco è sopravvalutato) e quindi lo riassumo in due versioni: quella che ha destato scalpore, e quella che non avrebbe dovuto farlo. La prima: Michela Murgia, in video su Youtube, ha detto che i testi di Battiato sono “minchiate assurde”. La seconda: Michela Murgia, in un video su Youtube che fa parte di una serie intitolata “Buon Vicinato” a base di disquisizioni dotte e sano cazzeggio con l’amica scrittrice Chiara Valerio, per perorare la causa della rilevanza assoluta di Lorenzo Da Ponte come poeta al netto della sua attività da librettista per Mozart, porta ad esempio contrario quello di Battiato, per cui a suo dire “la musica dà spessore” a testi che sono “minchiate assolute”. La Valero si irrita e comincia il confronto.
Che resta bonario e sornione, e anche umoristico. Il successivo video della serie Buon Vicinato si intitola “Harry Potter è fascio?” e questo dovrebbe bastare a contestualizzare: scanzonato pur nella cultura, e assolutamente paradossale. Un gioco delle parti in cui a un certo punto Chiara Valerio arriva a sostenere l’omeopatia solo per dar contro alla Murgia, per dire, o a esaltare l’intrinseca profondità di “Maracaibo”. E invece fuori, fuori dai confini del player video e sotto, tra i commenti, si scatena il putiferio. “Quante stupide galline che si azzuffano per niente”, commenta tal Dante Alighieri citando appunto Battiato. “Non capisci un cazzo di Battiato”, molto più terra terra l’osservazione di un altro anonimo. E si va avanti così, per 986 commenti (e relative risposte) su Youtube, a cui fa seguito una bella shitstorm su Twitter (Murgia-Battiato resta trend topic per quasi due giorni) e pure su Facebook, dove la scrittrice ironizza sulla sua sorte. Shitstorm a cui hanno partecipato anche fior di giornalisti e personaggi noti, che la detestano da sempre. La sorte della Murgia, appunto, è molto di più di attirare odio gratuito, che stavolta è per la sua posizione su Battiato, domani tornerà ad essere per la sua posizione su Salvini.
Il punto non è il cantautore siciliano, che tanto nessuno ha mai capito che diavolo volesse dire (merda, aveva ragione mia moglie) né tantomeno quelli che lo difendono a spada tratta, altrimenti piuttosto che offendere una donna per un’opinione (alla quale, in fondo, forse nemmeno crede fuori dall’evidente gioco delle parti) si sarebbero fatti una canna e sarebbero andati a meditare in un campo di grano con l’arrivo del plenilunio. È quello, piuttosto, di palesare il nuovo paradigma della comunicazione: non importa cosa dici, importa chi sei. E Michela Murgia sarà sempre troppo di sinistra, troppo femminista, troppo intellettuale, troppo una senza “un centro di gravità permanente” perché anche il giorno in cui annunciasse, che ne so, di aver scoperto la cura per il Coronavirus, il web non le si rivolti contro con livore e violenza. “E allora perché non l’hai detto prima, scrofa di merda?”.
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