La mora grintosa, burrosa, con la tipica “cazzimma” partenopea, e il macho (in fondo) tenero ma testosteronico, a Denominazione di Origine Controllata. Nella vita sono una coppia. Sul set, pur separati, fanno sfracelli. Come risollevano gli ascolti loro, manco Giucas Casella quando camminava sui carboni ardenti ai tempi della Rai1 baudiana.
Sono gli Zingaretti: per la precisione Luca e signora, Luisa Ranieri. Lui passato alla storia del piccolo schermo per aver dato corpo ai gialli siculi de “Il Commissario Montalbano”, serie tratta dai libri di Camilleri. Lei appena approdata sulla prima rete con “Le indagini di Lolita Lobosco”.
Neanche il tempo di toccare i tabulati Auditel ed ecco che Luisa nostra piazza al debutto un miracolistico (per questi tempi) 31,8% di share con 7.535.000 spettatori. Lasciando al palo la povera Barbara D’Urso, che con il suo Live domenicale racimola appena un 12,2% con 2.022.000 spettatori.
Fosse stata una gara di lotta nel fango stile B-Movie americano, fra le due non ci sarebbe stata gara. Però che i ragionieri dei palinsesti ci ragionino su, perché sono certo che un format così sbancherebbe.
Il buon Luca l’8 marzo prossimo su Rai1 vestirà per l’ultima volta (con un episodio inedito) i panni di Salvo Montalbano. Il titolo che chiude per sempre la serie è “Il metodo Catalanotti”. Vale la pena sottolineare la parola inedito perché la fiction camilleriana è – da sempre – il salvagente della prima rete. Più replicata delle frasi fatte di Matteo Salvini, ma anche decisamente più fortunata.
Il metodo, da lustri, è sistematico quanto impressionante: ogni anno sin qui venivano mandati in onda due o tre nuovi episodi, con ascolti da Prima Repubblica (mediamente dal 39 al 45% di share, dai 9-10 agli 11-12 milioni circa di spettatori), seguiti dalla rimessa in onda di quasi tutte le repliche, che anche dopo un numero incalcolabile di passaggi non si schiodavano mai dal 30% circa, polverizzando spesso i prodotti della concorrenza.
In pratica, mezza Italia conosce meglio i copioni di Montalbano del Padre Nostro. E, quanto ad attaccamento al personaggio, il paragone non è così ardito.
Romano, 59 anni, Luca Zingaretti è stato per la tv anche Perlasca, Paolo Borsellino e Adriano Olivetti, sempre con buoni risultati. Ma quando si trasforma in Montalbano il suo potere diventa taumaturgico. È il Power Ranger degli ascolti di Viale Mazzini.
Non c’è Milly Carlucci che tenga. Non c’è Amadeus o Carlo Conti che possa scalfirlo. Persino Piero e Alberto Angela pare lo guardano con quel rispetto che si deve a chi fa “i numeroni”.
La moglie di Luca (dal 2012) si chiama Luisa Ranieri, ha 47 anni ed è napoletana. Insieme hanno due figli: Emma e Bianca.
Capace di spaziare dal drammatico alla commedia, la nostra, nata a teatro e con un debutto al cinema nel 2001 con Pieraccioni ne “Il principe e il pirata”, sembra aver trovato una strada nel nuovo poliziottesco ruspante ma discretamente curato.
Per farsene un’idea consiglio di vedere il suo ultimo film: “Vita segreta di Maria Capasso”. Che la vita trasforma in una spietata arrampicatrice sociale capace di uccidere. Ora, visto che la divisa in tv paga sempre, eccola seguire le orme del marito ne “Le indagini di Lolita Lobosco”, dove interpreta il vicequestore del Commissariato di Polizia di Bari. Marco Giallini con “Rocco Schiavone”, del resto, si era spinto sino ad Aosta.
Gli Zingaretti fanno miracoli, insomma. Reclutando orde di seguaci e spingendo in vetta gli ascolti. Purché siano coniugi, però. Perché se di cognome fai Zingaretti ma sei il fratello di Luca, Nicola, segretario del Pd, il partito non lo risollevi manco con l’argano e gli iscritti si addormentano sulla poltrona. Guarda il destino, a volte.
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