Jj4. E’ un orso. O meglio la sigla che identifica un’orsa del Trentino (e il suo radiocollare ormai non più funzionante!) con i suoi due cuccioli. Non sa perché si trova su queste montagne non sue, ci portarono anni fa i suoi genitori dalla Slovenia per ripopolare una zona ormai senza più orsi. Ma ormai questa è la sua casa, è nata qui e qui ha creato la sua famiglia. E si comporta da orsa.
Un giorno ha avuto la sfortuna, o meglio lei e l’uomo che l’ha incontrata, di imbattersi l’una nell’altro. Vede l’uomo che corre,”dove sta andando, che cosa vuole, che avrà in mente. Vorrà fare del male ai cuccioli? Sono ancora troppo piccoli e indifesi…”. Forse si guardano, si fissano. L’uno ha paura dell’altro. Niente di peggio di due paure che si incrociano. Fanno fare passi falsi.
Non sappiamo come sia andata, forse l’uomo terrorizzato ha gridato? Tentato di cacciarla? Lanciato una pietra? Non lo sapremo mai, ma qualunque cosa sia successa ne è seguito l’irreparabile e l’orsa ha aggredito l’uomo e si sa che se i due si scontrano non c’è storia. E sarà sempre così, l’uomo e l’orso non sono amici, non lo saranno mai. Lo spirito libero dei boschi per sua atavica natura, difende il suo territorio e non ha rivali se non altri come lui. Non accetterà mai un intruso.
E adesso, catturata e imprigionata, è lontana dal bosco e dai cuccioli, perché l’uomo sa sempre come fare e può vincere contro di lei come è successo. Probabilmente la ucciderà perchè pericolosa ma non senza una sottile vena di vendetta e di rivalsa. Ma forse è meglio così, ucciderla piuttosto che lasciarla lì dove sicuramente impazzirà, dove le è preclusa anche la vista dei suoi boschi così lontani dove vagano due piccoli orsi che non vedrà mai più. Lei non capisce, non potrà mai capire.