Si fa fatica perfino a crederci. L’adorazione per il Draghi taumaturgo, l’irresistibile voglia di essere servi e l’appiattimento del dibattito politico schiacciato sull’adorazione guadagna un altro triste capitolo dopo la vittoria dell’Italia agli Europei sfiorando il nonsenso.
Saranno gli strascichi di euforia o la carenza di contenuti ma la tentazione di politicizzare un evento sportivo è fortissima sopratutto nei leader che levano grida quando si tratta di “non usare il calcio per fare politica” ma poi non riescono a trattenersi dall’inamidare il calcio con la loro politica. Curioso anche che siano gli stessi politici infastiditi dagli influencer a scendere per i loro caroselli sugli stessi social che contestano quando esprimono un’idea contraria: anche in questo caso vale la regola d’oro del “va tutto bene se siamo d’accordo”.
Del resto nel Paese in cui la politica è tifo non c’è nulla di meglio del tifo che irrompe nella politica, anche con risultati imbarazzanti come Mario Ajello che su Il Messaggero si lancia in uno spericolato editoriale in cui il cretino sillogismo ci dice che sarebbe merito di Draghi se Mancini è riuscito a portare la nazionale alla vittoria (“Effetto Draghi nel pallone. Super Mario aiuta Super Mancio“, scrive Ajello). “Un Paese così rinnovato nella considerazione degli altri”, scrive Ajello, “è un Paese attrezzato a vincere, e questa è stata la scommessa di Mario Draghi. Lui ha preparato il terreno, Roberto Mancini e i suoi ragazzi lo hanno calpestato da campioni e il gioco è fatto”.
Il leccaculismo del resto è una pratica nazionale diffusa (roba da giocarsi di sicuro una finale in eventuali campionati del mondo), ma se è vero che i servi sono sciocchi è pur vero che la qualità dei padroni si misura nell’amore che hanno nel farsi servire.
Lo smascheramento però almeno è completo: politici e pensatori che per mesi ci hanno sbriciolato con le loro lezioni sulla serietà e sul merito in politica oggi ci invitano a misurare lo stato di salute del governo attraverso la finale di Wimbledon, la vittoria agli Europei e perfino la vittoria dei Maneskin all’Eurovision.
Avrebbe dovuto essere il tempo della serietà contenuta e del “fare” e invece ci ritroviamo al panem et circenses. Nel 1948 la vittoria di Bartali al Tour servì per sedare gli animi dopo l’attentato a Togliatti, nel 2021 la vittoria all’Europeo per qualcuno deve bastare come “ristoro dei ristori”. Avete avuto la coppa, cosa volete di più? Ora tutti in fila a baciare la mano a Super Mario.