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    La grande bufala dell’invasione. “Tutta l’Africa” è in realtà grossa come Firenze. E ne abbiamo un disperato bisogno

    Con la logica è andata male. Con l’umanità è andata malissimo. Proviamo con i numeri

    Di Lorenzo Tosa
    Pubblicato il 12 Lug. 2019 alle 11:18 Aggiornato il 27 Set. 2019 alle 15:14

    Immigrati africani in Italia, la grande bufala dell’invasione

    “Non possiamo far venire qui tutta l’Africa”, ti ripetono ovunque come dischi rotti, sui social, quasi fosse un’ossessione. Bene. Negli ultimi cinque anni – nel bel mezzo, cioè, della più grossa ondata migratoria registrata negli ultimi decenni – sono sbarcate in Italia 726mila persone, di cui circa 550mila africani, di cui a loro volta il 32 per cento circa prosegue il proprio viaggio verso il nord Europa. Non lo dice una pericolosa Ong tedesca, ma il Viminale.

    Stiamo parlando, cioè, di 374mila migranti circa arrivati e rimasti in Italia, per scelta o per necessità, dal 2014 ad oggi, molti dei quali lavorano e contribuiscono al nostro sistema sociale e previdenziale.

    Per avere un’idea delle dimensioni di cui stiamo parlando, immaginate più o meno una città come Firenze. D’accordo. L’Africa conta oggi 1 miliardo e 216 milioni di abitanti. E quel puntino rosso quasi impercettibile che vedete lì al centro rappresenta grosso modo lo spazio fisico che occuperebbe Firenze se la potessimo trasferire 3.500 chilometri più a sud, nel cuore delle rotte migratorie verso i porti del Nord Africa e l’Europa.

    Quindi, in pratica, quel puntino semi-invisibile è “tutta l’Africa” che “non possiamo accogliere” di cui si riempiono la bocca migliaia di hater per giustificare la propria miseria umana.

    Quella è “tutta l’Africa” venuta da noi per “spacciare, stuprare, rubarci il lavoro e le nostre tradizioni.” Quel puntino sono i “tutti” che “dobbiamo aiutare a casa loro”. Ciò significa – se la matematica ancora non si decide per alzata di mano – che 1 miliardo, 215 milioni e 626mila africani in questo momento continuano a vivere regolarmente nei loro paesi o emigrano altrove e spesso non hanno la più pallida idea di dove sia l’Italia, né si sono mai posti il problema.

    Tradotto in pillole: noi da oltre un anno stiamo tenendo in ostaggio su un paio di navi di salvataggio qualche migliaio di disperati, profughi di guerra, donne gravide, bambini di pochi giorni, ragazzi scampati ai lager, chiudendo i porti, processando i comandanti e i loro equipaggi, dichiarando guerra all’Europa, facendo accordi coi tagliagole libici, violando contemporaneamente decine di leggi del mare, trattati internazionali e convenzioni sui diritti umani, e tutto questo per fermare lo 0,02 per cento della popolazione africana. Di cui, per inciso, un Paese che sta morendo di denatalità, fughe all’estero, emorragia di impiegati in tutti i campi manuali, avrebbe un disperato bisogno. Ma questo è già – mi rendo conto – un concetto troppo evoluto.

    Ad essere onesti, un’invasione in questo lustro in Italia in effetti l’abbiamo avuta: l’invasione di quei “legionari di imbecilli” (cit.) a cui i social e la politica hanno dato diritto di insulto, di sfogo e di rutto. Sono – stando agli ultimi sondaggi – tra i 18 e i 20 milioni di esemplari. Bianchi e italianissimi. E loro sì, siamo obbligati (ahinoi) ad accoglierli tutti.

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