Ilva, Arcelor Mittal aveva già deciso di ritirarsi: l’immunità è solo un pretesto
Per carità, almeno stavolta non abboccate alla favola del lupo e dell’agnello, la povera società di imprenditori e capitani di industria presa al laccio dai perfidi magistrati, dai lavoratori scioperanti e dal cappio infame delle immunità negate. Arcelor Mittal aveva già deciso di andarsene da molto tempo, e aveva già tradito le sue promesse molto prima di questo traumatico strappo.
Era in ritardo sulle opere ambientali, non aveva osservato il piano occupazionale. L’Ilva era stata già regalata una volta ai privati, nel 1995, e i sindacati non erano stati troppo intransigenti, ma semmai troppo acquiescenti. Arcelor Mittal ha ottenuto con una gara lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa. E all’epoca – due anni fa – era un grande affare.
In cambio la multinazionale si era impegnata ad assumere 10.700 lavoratori e ad assorbire dal 2023 i rimanenti 3.100, che nel frattempo restavano sotto il patrocinio dell’amministrazione straordinaria di Ilva in cassa integrazione, per un costo che arrivava 400 milioni di euro. Negli ultimi due anni la società ha perso quasi 380 milioni di euro. Che, sommate a tutte le altre, portano a quasi 3 miliardi e mezzo di euro le perdite della gestione del dopo-Riva. Una somma quasi equivalente ai 4 miliardi offerti da Arcelor per rilevare l’azienda.
Ma il grande costo erano le opere di bonifica: a partire dai lavori di copertura dei parchi minerali, che avrebbero dovuto essere ultimati già nel 2011. I 300 milioni di questo enorme capitolato, erano teoricamente a carico di Arcelor ma sono stati interamente anticipati dall’amministrazione straordinaria dell’Ilva (con i soldi sequestrati ai Riva). E questo è il punto: rispetto a due anni fa, quando la gara si era celebrata, lo scenario del mercato è totalmente cambiato, le quotazioni dell’acciaio sono calate, e di conseguenza le strategie del gruppo.
Arcelor si presentò violando gli accordi che aveva preso. Poi ha trovato il grande alibi delle immunità per provare a fuggire con stile dai propri impegni e dalle proprie responsabilità. Ovvero quello che ha appena fatto. Intanto, però, ha preso in mano un mercato nazionale. Non piangete per il lupo dell’acciaio mondiale. Piangete per i tanti agnelli avvelenati del quartiere Tamburi. Per i cittadini di Taranto. E per i lavoratori, ancora una volta abbandonati da tutti.