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    Il Governo Draghi per ora è una delusione: poche donne e pochi tecnici

    Credit: Ansa
    Di Lorenzo Zacchetti
    Pubblicato il 13 Feb. 2021 alle 14:30 Aggiornato il 13 Feb. 2021 alle 14:38

    Pochi tecnici, poche donne e nessun Ministero dello Sport: il primo passo falso di Supermario

    First reaction? Sono deluso. Al contrario di Alessandro Di Battista, ero convinto che il sostegno a una figura molto lontana dal mio background come Mario Draghi fosse l’opzione migliore, visto il momento difficile che attraversa il Paese. Certo, anche io mi trovo molto a disagio con certi compagni di viaggio, ma mi consolava l’idea che saremmo stati tutti quanti al cospetto di un Governo di alto profilo tecnico. Forse mi ero fatto troppe illusioni, ma le cose mi pare stiano diversamente.

    I tecnici sono effettivamente personaggi di spessore, ma sono numericamente pochi: appena otto su 23. Lo stesso Draghi ha un curriculum che ne fa un politico a tutti gli effetti, molto più avvezzo a padroneggiare certe dinamiche di quanto lo fosse, per dirne uno, il suo predecessore Giuseppe Conte. Tuttavia, a nessuno può sfuggire come nella scelta dei ministri la competenza specifica abbia inciso davvero poco, a tutto vantaggio della più classica applicazione del “manuale Cencelli”, con un perfetto equilibrio non solo tra i partiti, ma anche tra le correnti interne.

    Il secondo punto critico è la sparizione di un ministero dello Sport. Certo, è ovvio che la delega verrà in qualche modo assegnata, ma si tratta di un segnale decisamente negativo. L’unica cosa che mi fa piacere è che a notarlo questa volta non è solo il sottoscritto e un nugolo di altri appassionati del tema specifico, ma anche numerosi colleghi giornalisti.

    Ultima criticità, ma non certo meno grave, è il mancato rispetto della parità di genere. Imposta per legge negli Enti locali, non è un obbligo normativo per quanto riguarda il governo nazionale, ma dovrebbe esserlo sul piano della logica, almeno per rispetto delle belle parole con le quali tutti ci riempiamo la bocca. Si era detto che fosse un tema caro anche allo stesso Draghi, ma le donne nella sua compagine governativa sono appena otto.

    Due di esse sono espresse dalla sola Forza Italia, mentre, mi duole veramente dirlo, nessun nome femminile è arrivato dal Pd e dalla parte sinistra della larghissima maggioranza che sostiene questo governo di emergenza nazionale. Porre rimedio con le successive scelte di sottosegretarie donne è necessario, ma non sufficiente: evidentemente c’è un problema culturale ancora ben lungi dall’essere superato. Se è inevitabile che le donne dell’area progressista si facciano sentire sul tema, anche noi uomini dovremmo finalmente capire che la battaglia per le pari opportunità riguarda anche noi.

    Continuo a pensare che Draghi abbia di fronte a se’ l’occasione storica (il Recovery Fund) per fare grandi cose, ma il primo passo del suo Governo non mi è piaciuto granché. Mi auguro che i prossimi provvedano a cambiare il giudizio.

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