Mentre il Governo italiano si spacca sull’orario del coprifuoco, in Germania la Merkel sfodera il pugno di ferro e si prepara a imporre una nuova stretta per arginare il virus. Con curve dei contagi abbastanza simili e con campagne vaccinali, più o meno equivalenti, le due Nazioni europee sembrano divergere in maniera sostanziale sulle misure da adottare per contrastare una possibile quarta ondata.
Se in Germania le scuole sono aperte sono per gli alunni dell’asilo e delle ultime classi del Liceo, in Italia ci prepariamo, anche se con qualche retromarcia, a riaprire le classi, anche delle Superiori, in quasi tutte le Regioni, il prossimo 26 aprile.
Dopo aver monitorato per settimane l’andamento della variante inglese, fonte di preoccupazione principale rispetto all’aumento dei contagi negli under 20, improvvisamente abbiamo valutato come “gestibile” l’eventuale rischio connesso alla riapertura delle Secondarie, mettendo sotto al tappeto l’ormai acclarato nesso tra contagi e scuola in presenza.
Nel magico spazio temporale che inghiotte le sedute del Consiglio dei Ministri dalla realtà contingente, sono spariti i problemi derivanti dagli assembramenti di adolescenti in entrata e uscita, e le problematiche legate all’insufficienza dei mezzi di trasporto. Nonché le preoccupazioni riguardo la circolazione delle ben note varianti inglesi e brasiliane, ormai cadute nel dimenticatoio, in nome del dio delle riaperture che reclama il posticipo del coprifuoco alle 23.
Come se fosse normale, con oltre 16mila contagi (stimati, non effettivi) e 360 decessi, preoccuparsi di allungare l’orario di apertura dei ristoranti.
Ma nel magico mondo della propaganda Made in Italy è essenziale salvare il rientro a scuola, a un mese dalla fine, per portare a casa il consenso dell’opinione pubblica.
Nella Germania della Merkel, a quanto pare, si preferisce non barattare la salute pubblica con l’approvazione popolare e si procede in maniera totalmente opposta a quanto deciso qui da noi. Qui da noi è tutta un’altra storia, ma ci piacerebbe se non fossero i posteri a decretarne l’ardua sentenza. Ma le responsabilità di un Governo davvero coeso e orientato al bene comune.
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