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    Il Visconte dimezzato: la metamorfosi del premier Conte, che non assomiglia per nulla al Conte del 2018

    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 9 Set. 2019 alle 20:29 Aggiornato il 27 Set. 2019 alle 15:34

    La metamorfosi del premier Conte, che non assomiglia per nulla al Conte del 2018

    Il Conte Bis è ormai in dirittura d’arrivo. Dopo il giuramento al Quirinale, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha incassato la fiducia alla Camera e ora si appresta a chiedere, e incassare, il via libera del Senato, dove i numeri sono più in bilico e i dissidenti M5S più rumorosi. È un Conte molto più pragmatico e sicuro di sé quello che oggi ha parlato davanti agli eletti a Montecitorio, un Conte che assomiglia molto poco al presidente del Consiglio che si presentò nel giugno 2018 davanti alle Camere. “Sembra il fratello di Conte quello in Aula”, hanno sarcasticamente – e giustamente – rilevato molti commentatori su Twitter.

    Quello apparso in Aula stamattina, per il voto di fiducia, non è lo stesso Conte di quattordici mesi fa, né per portamento né per contenuti. Il Conte del 2018, che si presentò al parlamento da semisconosciuto dichiarando che sarebbe stato “l’avvocato del popolo italiano”, oggi sembra un animale politico molto diverso, meno velleitario molto più scaltro, che tira bordate agli ex alleati della Lega ricordando loro che la crisi di governo tanto inutile quanto pericolosa per il Paese l’hanno scatenata loro, senza tenere conto delle conseguenze e dei possibili scenari in campo. È un Conte desideroso di unire il Paese, quello apparso in Aula oggi, che vuole “lavorare per l’interesse generale di tutti i cittadini, nessuno escluso” e che punta a “una lingua del governo mite” perché “l’azione non si misura con l’arroganza delle parole”.

    Non che l’evoluzione fosse totalmente inaspettata. Già ad agosto, durante il discorso al Senato a crisi di governo appena aperta, Giuseppe Conte sembrava aver subito un repentina metamorfosi: attaccò Matteo Salvini a più riprese rilevando ed enumerando tutti gli errori commessi dall’allora vicepremier e ministro dell’interno. Fu un discorso durissimo e accorato, decisamente diverso da quelli tenuti dal premier nel corso del primo esecutivo. La metamorfosi di Conte non si è arrestata e, anzi, sembra proseguire incessante. Dovessi ricorrere a una metafora letteraria per descrivere il personaggio Conte utilizzerei senz’altro quella di Medardo di Terralba, il protagonista del celebre romanzo di Italo Calvino “Il Visconte dimezzato”.

    Fiducia a Conte: l’assonanza col Visconte dimezzato

    Arruolatosi nell’esercito cristiano contro gli infedeli turchi, Medardo durante la guerra Medardo viene ferito da un cannonata e diviso a metà. Verrà ritrovata solo la metà del corpo del “Visconte dimezzato”, la metà più cattiva e crudele, e si pensa che la parte buona sia andata irrimediabilmente perduta. Curato e ricucito, Medardo di Terralba torna a vivere la propria vita incutendo timore a tutti e scatenando la sua ira contro chiunque. A un certo punto della storia, però, in Paese fa capolino anche l’altra metà del “Visconte dimezzato”, quella buona. Nel frattempo, i due Medardo di Terralba si innamorano della stessa donna, Pamela, una contadina del posto. A un certo punto, durante il matrimonio con Pamela, le due metà si sfidano a duello, un duello che terminerà con la riunione del Visconte dimezzato, che tornerà a essere un uomo solo e normale.

    Ecco, il “Visconte dimezzato”, anche per assonanza con il cognome del premier Conte, ricorda proprio la metamorfosi subita dai due Medardo di Terralba nel romanzo. Conte, originariamente garante del contratto di governo siglato tra Lega e M5S per un lungo anno è apparso agli occhi di molti come un “burattino”, una figura incapace di contrastare quel Matteo Salvini che stava folleggiando per l’Italia combinandone di tutti i colori e trattando a pesci in faccia gli alleati del Movimento 5 Stelle. Ogni tanto, però, appariva l’altra metà di Conte, quella che cercava, timidamente, di opporsi ai pressanti diktat di Matteo Salvini. A un certo punto, il duello tra i due Medardo di Terralba: il Conte passivo si scontra con il Conte pragmatico e volitivo che vediamo oggi, quel Conte che ha infine saputo contrastare e battere Matteo Salvini, facendo saltare i piani dell’ex vicepremier e battendo il segretario della Lega usando l’arte della politica e ricompattando una maggioranza che sembrava essere inesistente sino a quel momento. Come proseguirà ora la storia del “Visconte dimezzato” premier d’Italia potrà dircelo solo la storia.

    La parabola di Conte, da “burattino” a garanzia per un nuovo “governo di svolta”

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