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    Filomena è morta. E dietro di lei c’è un esercito di donne lasciate sole

    Filomena, la vittima del femminicidio di Orta Nova

    Lo sconfortante bilancio delle violenze sulle donne in Italia. Il commento di Giulio Cavalli

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 29 Ott. 2019 alle 16:23 Aggiornato il 29 Ott. 2019 alle 16:26

    Ci sono articoli che appassiscono nelle dita ancora prima di scriverli. Sono quelli che ripetono sempre la stessa tragedia, cambiano i nomi e i luoghi e le facce ma il fremito è sempre lo stesso e mentre scrivi l’incipit sai benissimo che rimarrà un urlo nel deserto, l’ennesimo, un altro ancora.

    Filomena Bruno è stata uccisa a coltellate mentre si trovava a casa sua, a Orta Nova. I carabinieri avevano consigliato a sua figlia di trasferirsi dalla madre in attesa che si “calmassero le acque”. I personaggi sono sempre gli stessi: un uomo che non accetta di essere lasciato (in questo caso Cristoforo Aghilar, trentaseienne pregiudicato), una madre che cerca come può di difendere la figlia, segnali preoccupanti di violenza (Filomena era stata minacciata dall’ex genero in un bar, pistola puntata in faccia) e alla fine una vittima, che in questo caso è l’ex suocera ma poco cambia.

    L’omicidio nel foggiano è un femminicidio in cui la furia ha colpito la madre piuttosto che la figlia ma che ha gli stessi denti appuntiti di sempre, quelli degli uomini che si fanno bruti quando si rendono conto di non avere compagne che accettano di essere proprietà privata e esclusiva di qualcuno. Donne che si stringono come possono per sfuggire a una vita che in cuor loro sanno già come potrebbe finire e che si ritrovano sole. E si muore facile facile quando si resta soli.

    Eppure se ci pensate è l’ennesimo articolo dell’ennesimo femminicidio nel Paese in cui anche una pessima maglietta diventa uno “scherzo” su cui ci dicono che non dobbiamo permetterci di indignarci. Eppure, per Filomena che è morta, c’è dietro un esercito di donne che sono durate al massimo il tempo di un editoriale.

    I dati Istat parlano chiaro: quasi 7 milioni di donne italiane dai 16 ai 70 anni hanno subito almeno una volta nella vita una forma di violenza (20,2% violenza fisica, 21% violenza sessuale con casi nel 5,4% di violenze sessuali gravi, come stupro e tentato stupro). Numeri sconvolgenti se si considera che a praticare le violenze siano stati partner o ex partner: nel dettaglio, su una cifra di 3 milioni di donne, la violenza è avvenuta nel 5, 2% dei casi dall’attuale partner e nel 18, 9% dei casi da un ex partner.

    E se sui giornali ci finiscono solo le donne ammazzate mancano anche tutte le altre forme di abusi: minacce (12,3%), spintonate (11,5%), schiaffi, calci e morsi (7,3%), contusioni per mezzo di oggetti (6,1%). Poi la violenza sessuale: il 15,6% delle donne sono state baciate, toccate o abbracciate contro la propria volontà, i tentati stupri arrivano al 3,5% e gli stupri effettivi al 3%. E qualche volta, a scriverne, viene lo stesso sconforto di chi compila i bollettini di guerra: riportare i dati e osservare lo scoraggiamento tutto intorno.

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