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    Abbiamo fatto l’Europa, ora facciamo gli europei (di G. Gambino)

    © European Union 2024 - EP
    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 24 Mag. 2024 alle 10:16 Aggiornato il 13 Giu. 2024 alle 11:56

    Le prossime elezioni europee, in programma l’8 e il 9 giugno, sono le più importanti della storia recente. Quelle che decideranno il volto dell’Ue. E, in parte, quelle che contribuiranno a ridisegnare gli equilibri del nuovo ordine mondiale che inizia a prendere forma.

    Nei mesi immediatamente successivi si terranno anche le elezioni americane e, con due guerre in corso, l’asse atlantista che ha rappresentato il baricentro del mondo dal Dopoguerra a oggi potrebbe essere messo in crisi dalle aspirazioni globali di quei paesi che si presentano sul proscenio internazionale con una faccia nuova priva di macchie etiche e smagliature sociali.

    Soprattutto se, a un’Europa in cui dovessero prevalere gli interessi sovranisti dei singoli stati, si sommerà il ritorno dell’ideologia trumpiana dell’America in ritirata.

    Ebbene, mentre fin troppo spesso parliamo di Europa, della sua unione monetaria e politica, finanche di un suo eventuale esercito europeo o della necessità di farci Stati Uniti d’Europa, quasi mai ci si chiede chi siano gli europei, cosa pensino, cosa vogliano.

    In questo quadro è interessante indagare i risultati della ricerca ‘Nuovi Europei’, condotta dalla redazione di “Scomodo”, che ha lanciato due questionari che hanno raggiunto quasi 10.000 under 35 in tutta Italia, analizzando 168mila post su X e quasi 90mila lanci di agenzia sul dataset Ansa.

    “Nelle elezioni europee del 2049 chi ha collaborato a questo numero avrà in media cinquant’anni. Un anno in più dell’età media dei candidati alle elezioni europee del 2019. Le stesse persone che ad oggi, nella fascia 15-30 anni, rappresentano solo il 15% della popolazione nazionale. Questo non è solo un dato anagrafico, è un dato politico”.

    Nell’indagine, in effetti, balza subito all’occhio il sentimento fortemente europeista dei “giovani” cittadini del Vecchio continente: il 65% dei rispondenti si dichiara “europeista” o “fortemente europeista”.

    Ma è ugualmente devastante il dato secondo cui appena il 2% dei rispondenti dichiara di avere più fiducia nelle istituzioni italiane che in quelle europee.

    Nel complesso, tuttavia, quasi 4 intervistati su 10 ha dichiarato di avere “scarsa fiducia in entrambe” le istituzioni, italiane ed europee. Mentre l’83% degli intervistati si sente non degnamente o sufficientemente rappresentato dai rappresentanti italiani a Bruxelles.

    Un’Europa sognata ma al contempo percepita ancora troppo distante, tanto che solo il 19%, tra gli under 35, pensa che l’Ue tenga davvero conto delle esigenze e delle opinioni della propria generazione.

    Un tema particolarmente sentito è quello dei diritti umani: il 73% dei rispondenti sostiene che sia importante che l’Unione europea faccia accordi economici solo con Paesi che lo rispettano.

    Appunti per i nostri governanti: libertà di movimento (74%), democrazia (43%), welfare sociale (28%) e pacifismo (15%) sono i valori principali associati all’Europa e al concetto di europeismo tra i giovani.

    Un altro dato rilevante riguarda l’identità con cui gli under 35 percepiscono se stessi: 4 su 10 infatti si sentono tanto italiani quanto europei. Il che, di per sé, può apparire scontato ma assume un connotato significativo se si riflette sul fatto che chi si è dichiarato tale lo ha fatto da abitante nativo di un Continente in cui i vari leader sovranisti (quasi tutti over 50) si battono e si vantano di difendere gli interessi locali anziché quelli sovranazionali.

    Tra i pochi che si dichiarano ottimisti per il futuro (il 12% del totale), la stragrande maggioranza si definisce convintamente europeista.

    Non stupisce, infine, che il cambiamento climatico preoccupi il 94% di quanti hanno risposto, e che le difficoltà economiche, e nello specifico l’aumento dei prezzi, siano la seconda ragione di ansia e preoccupazione tra gli under 35.

    Nel sentiment collettivo, in ogni caso, la risposta a ciascuna di queste sfide non è mai l’Italexit, che la maggioranza dei rispondenti considera come un “evento terribile” o “negativo”.

    E anzi, per il 60% degli intervistati, le elezioni europee dovrebbero essere più incentrate sui temi dell’Ue quando invece, troppo spesso, sembrano essere dominate dalle dinamiche delle elezioni politiche nazionali.

    I dati, tutto sommato, dimostrano che i cittadini chiedono più Europa, maggiore condivisione, meno egoismi nazionali e una sensibilità più marcata per temi come giustizia sociale e attenzione per l’ambiente.

    Auguri! E buon voto.

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