Visto il rapporto di grande amicizia tra i due, difficile pensare che non abbiano concordato le mosse. Nello stesso giorno Giuseppe Conte e Goffredo Bettini escono con due proposte diverse per il futuro presidente della Repubblica ma univoche nell’indicare una soluzione alternativa a quella di Mario Draghi al Colle.
Una sintonia che si rinnova tra l’ex-premier e uno dei suoi sostenitori più accesi. Una doppia mossa che dà voce a quanti tra M5S e dem nutrono dubbi sul passaggio del premier da Palazzo Chigi al Quirinale. L’uscita di Conte poi – che propone una figura femminile per il Colle – scuote il patto, siglato nei giorni scorsi, con Pd e Leu per un percorso comune in vista del voto sul presidente della Repubblica.
Quanto a Bettini, la sua indicazione per un esponente politico piuttosto che un tecnico al Colle – circolano i nomi di Dario Franceschini e Pier Ferdinando Casini – non coincide esattamente con la linea del segretario Letta che tra i leader è sembrato quello meno chiuso all’ipotesi di Draghi al Colle. Ma è davvero possibile che la disponibilità di Mario Draghi venga completamente ignorata ed i grandi elettori si ispirino al motto Franceschiniano “tutti tranne lui”?
Ed ancora, è proprio possibile che nessuno neanche tra i leader che lo hanno voluto in tutti i modi a Palazzo Chigi si muova per garantire all’ex governatore l’ascesa al Quirinale? Sono alcune delle domande (affatto retoriche) che iniziano a diffondersi nei capannelli alla Camera, mentre i deputati perdono tempo in attesa di essere liberati con il voto sulla legge di bilancio.
“Io credo che un leader in queste ore”, confessa un parlamentare del Centro, “lette anche le parole di Goffredo Bettini, stia lavorando di buona lena per portare un grande accordo complessivo che riguardi il Quirinale e Palazzo Chigi, con una scelta che premi il presidente del Consiglio ma che lasci alla politica i suoi spazi a Palazzo Chigi”.
Ma chi sarebbe questo leader? Secondo i soliti bene informati si tratterebbe di Matteo Renzi, in questi giorni attivissimo sul fronte Quirinale. È lui che sta meditando di prendere l’iniziativa. “Nel giro di qualche giorno Matteo uscirà allo scoperto lanciando ufficialmente la candidatura di Mario Draghi” rivelano dal giro stretto renziano. Renzi, dopo aver portato Draghi a Palazzo Chigi sta ora seriamente meditando (dopo l’infatuazione per Casini e Amato) di essere lui a portarlo al Colle. C’è bisogno però di un accordo di legislatura che metta in sicurezza il governo ma soprattutto che lo faccia ritornare in mani sicure, quelle della politica.
In pratica lo schema di cui si sta discutendo in zona bouvette prevederebbe un grande compromesso dove Draghi riuscirebbe a conquistare il Colle, i partiti si riprenderebbero la presidenza del Consiglio e con essa la gestione dei soldi del Pnrr (con tanti saluti a Franco e agli altri tecnici), ed i grandi elettori otterrebbero la agognata garanzia della fine naturale della legislatura.
In mezzo al ragionamento in via di definizione c’è naturalmente anche la legge elettorale. Per emergere tale piano ha bisogno di una precondizione: che salti la candidatura di Silvio Berlusconi che sta imbrigliando il centrodestra.
A quel punto, il nome di Draghi potrebbe essere portato da due leader, uno dei quali sarebbe lo stesso presidente di Forza Italia che si ritaglierebbe così un ruolo da kingmaker. Ed otterrebbe un posto di senatore a vita che lo riabiliterebbe agli occhi del mondo intero.
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