È da giorni che la pandemia Covid-19 si è ulteriormente rafforzata. Non solo i contagiati ma ormai anche il numero dei morti sono aumentati in modo impressionante. Il Governo da pochi giorni ha dettato regole ancora più stringenti e rigorose. Ha fatto bene. Vedremo nelle prossime ore se esse sono sufficienti per raffreddare lo sviluppo del virus. Altrimenti, inevitabilmente, occorreranno ulteriori provvedimenti per salvare le vite umane, naturalmente affrontando in tutti i modi possibili le conseguenze economiche e sociali che subiranno i cittadini italiani.
La tragedia che stiamo vivendo investe il mondo intero. Molti stanno peggio rispetto al nostro Paese. Sappiamo che non tutto è nelle nostre mani. Il “nemico” è invisibile, sconosciuto, ancora sfuggente rispetto a possibili rimedi medici. Ma molto possiamo fare noi, con la nostra intelligenza e i nostri comportamenti. E anche, con una grande accortezza nell’assumere decisioni di governo e istituzionali e nell’indirizzare in modo trasparente e responsabile le informazioni che arrivano alla popolazione. Intendo sollevare una questione che sta diventando incontrollabile con danni tremendi per l’animo delle persone e per la coesione della società.
È naturale che sul piano scientifico ci siano opinioni diverse. Un po’ meno che esse si divarichino fino a diventare opposte. Ma si sa: dalla scienza non si può pretendere la verità. Essa è in grado solamente di ridurre l’errore. Ed è già tanto. Se questo è il presupposto, comprendo la diversità delle analisi, dei suggerimenti nella condotta che si deve mantenere, del differente allarme che si manifesta nella comunità scientifica.
Ritengo invece dannoso, in alcuni casi cinicamente dannoso, spettacolarizzare le proprie opinioni in una gara a renderle più originali, più convincenti, più raccomandate per efficacia. L’opinione pubblica è confusa, frastornata e impaurita dall’enorme fiorire di tesi che riguardano direttamente la salute delle persone, la probabilità di sopravvivere e la speranza di una cura. La ricerca, il confronto e la difesa delle proprie opinioni vadano avanti. Ma in una sede comune più appartata, nella quale gli esperti possano scambiarsi i dati e si possano proporre ai cittadini le soluzioni maggiormente condivise.
La stessa informazione più che affondare il coltello sulle conseguenze, che ormai conoscono tutti, dell’azione del virus sui corpi umani, si dedichi maggiormente a proporre le forme di responsabilità virtuose sulle quali la maggior parte del mondo scientifico converge.