Se si vuole capire cosa significa non perdere la testa, oggi bisogna andare a sentire cosa dicono gli autotrasportatori, che sono stati costretti a coniare lo slogan “Io resto a guidare”. Alla faccia di tutti quelli che esaltano il “restiamo a casa” (cosa giusta, a patto di poterselo permettere), se c’è una categoria che non DEVE restare a casa, è proprio quella di coloro che tutt’ora guidano giorno e notte per rifornirci di cibo e di farmaci. Scontato, si dirà, ovvio: è stato già detto che il blocco di cui si parla non riguarda i servizi essenziali.
Mica tanto: se è vero che nella foga del “chiudere-chiudere”, pochi hanno pensato che quello dell’autotrasporto non è uno sparo nel buio, o un circuito garantito da qualche UFO, ma un servizio che – come molti altri – funziona finché è inserito in un ecosistema servito da uomini che sono fatti di carne, sangue e bisogni fisiologici. Ecco perché bisogna pensare che se tu chiudi gli autogrill, quegli eroi che in queste ore sono al lavoro per evitare che tutti noi si ritrovino davanti gli scaffali vuoti, poi non hanno più modo di ricevere due servizi essenziali per continuare a girare sulle strade: un posto dove potersi lavare ed uno dove poter mangiare.
Dietro ogni eccesso si nasconde una paranoia, e dietro ogni paranoia si nasconde un errore. Molto bene, dunque, che questo passaggio di complessità necessaria – malgrado i video e gli slogan da social – ce lo spieghino i camionisti, che (mentre i flaneur con la rendita garantita esaltano le belle partite domestiche di Risiko e di tressette) ci ricordano che bisogna garantire non solo i servizi, ma anche gli “ecosistemi” che rendono possibili quei servizi. Perché anche per poter dire “io resto a casa”, è necessario che qualcuno continui a rifornirti di latte, pane, cibo e farmaci.
Sono molto contento che nel momento in cui tutti gridano in preda all’isteria, in cui si sente questa ridicola parodia dei “super commissari”, e degli “uomini forti”, ci sia ancora qualcuno che spiega concretamente che la fretta è nemica del bene, e che con gli slogan rotondi (purtroppo) non si riempie il frigorifero.
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