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    Il problema non sono gli italiani indisciplinati a Pasqua ma la troppa gente che lavora ancora senza protezioni

    Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 13 Apr. 2020 alle 11:46 Aggiornato il 13 Apr. 2020 alle 14:11

    Coronavirus, il vero problema sono i lavoratori ancora senza protezioni

    La letteratura dell’untore sotto Pasqua si evolve con nuovi personaggi, come un romanzetto soporifero che serve per distrarre gli animi, per arruffarli e per coinvolgerli in divertissement utili per passare le interminabili giornate di quarantena. Siamo partiti con gli anziani sotto casa, additati come pericolosi brigatisti attentatori alla salute pubblica. Poi siamo passati ai corridori: gente sul balcone appostata sperando di poter cacciare qualche runner con il proprio cellulare, urlargli qualcosa a caso e pubblicare tutto sui propri social. E tutti “bravo”, “fatto bene” e via così. Addirittura, poco prima di Pasqua, si è levata qualche voce contro i bambini che escono con i genitori. Per fortuna è durata poco.

    Fino a qui, dove siamo ora: i nuovi nemici sono quelli che vanno al mare e quelli che fanno le grigliate a pasquetta. Questa volta anche il governo decide di sfoderare le armi pesanti: droni dappertutto, controlli serrati e addirittura elicotteri militari per sventare le grigliate sui tetti. Quando fra qualche anno ripenseremo che in Italia è accaduto che gran parte del Paese urlava all’untore con la salsiccia sulla brace mentre gli anziani morivano nelle case di riposo e mentre milioni di lavoratori continuavano a lavorare senza condizioni di sicurezza negli ospedali, nelle fabbriche tenute aperte e nei servizi pubblici che chiedono di riutilizzare le mascherine monouso “per mancata disponibilità, forse ci vergogneremo un po’ per questa nostra naturale predisposizione a cercare sempre il nemico più facile e più bastonatibile senza farsi troppe domande su come si stia gestendo un’emergenza, trattando i cittadini come una classe di quattordicenni da sfamare con indignazioni prêt-à-porter.

    Un esempio chiarissimo sono le code sulle strade: i blocchi delle forze dell’ordine, inevitabilmente, creano colonne nelle arterie intorno alla città e la foto delle code vengono scambiate per traffico. E ovviamente via ancora con l’indignazione. A nessuno viene in mente che un posto di blocco creerebbe traffico anche in mezzo al deserto. Niente. Troppo sforzo.

    Per fortuna ci sono i numeri, i numeri ufficiali del governo che dicono (qui) che nel giorno del presunto esodo sono state controllate 280.717 persone con 12.514 sanzioni: parliamo del 4,4 per cento, una cifra ridicola di irregolari nel computo totale. E a nessuno viene in mente di chiedersi cosa sia quel 96 per cento che si sposta? No, niente. Troppo difficile. E continua la caccia all’untore. Qualcuno diceva che saremmo usciti migliori da questa quarantena e invece assomigliamo perfettamente a noi stessi: incattiviti e alla ricerca di qualcuno su cui sfogarsi. Come sempre il pesce piccolo, quello sbagliato.

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