Breve apologo sulla grave epidemia di corona stupiditas al giorno zero, anno primo dell’era della Grande Paura. Leggiamo quintali di articoli, ascoltiamo ore di talk show con il virologo d’ordinanza annesso, ci addormentiamo pregando Burioni, ma le poche cose che bisogna capire sono semplici.
1) Smetterete di tormentare i cinesi, e di negarvi gli involtini primavera. Da ieri la notizia che volevamo fingere di non capire è ineludibile: questo virus parla italiano. Lo parla bene, e con un distinguibile accento del Nord.
2) Abbiamo esibito inutilmente stereotipi razzisti, ci siamo alimenterò di bufale sesquipedali, a partire dai topi e dai pipistrelli, e poi alla fine il virus è tra noi, tutto nostro, annidato nella nostra provincia, non ha preferenze gastronomiche, non disdegna la polenta.
3) È ormai grave la terza panzana da incorniciare: “Attenti! il virus arriverà sui barconi!”. Sottointeso: il virus come una emazione dei migranti del sud, della povertà, dei neri. Sarebbe stato molto bello e rassicurante, per esempio, un virus composito nero e con gli occhi a mandorla, proiezione riassunta di tutte le diversità di cui le nuove paure ci invitano a diffidare: invece il virus arriva in aereo, e se può viaggia in business Class.
Non perché sia figlio dei pregiudizi di classe dei militanti di qualche superstite Lega trotskista-anticapitalista: ma perché ha bisogno di volare comodo e veloce. Il barcone e il viaggio della speranza producono una drammatica e naturale quarantena: il jet leg lo fa svernare rapidamente.
.
4) Smettete di guardare con odio il vicino che tossisce o starnutisce al vostro fianco in autobus o in metro: il virus può essere splendidamente asintomatico, sa scegliere un portatore splendidamente inconsapevole.
5) Dedicato a tutti quelli che: “Quando arriva in Africa sarà l’Apocalisse. Il continente con la densità di popolazione della terra ha avuto un solo caso di contagio: è arrivato in areo, lo hanno fermato subito con il termo-scanner e si sono protetti. Ma l’Europa, finché avrà il clima altalenante di fine inverno è un habitat più propizio per un virus di cui sappiamo ancora poco, ma almeno una cosa certa: ama il freddo e teme le temperature alte, si annida e solidifica per vie aeree, prospera con le malattie respiratorie. Soffre il bel clima.
6) Ci protegge di più la primavera delle mascherine, non andare a fare la fila in farmacia per scoprire solo alla fine che le ha già finite un tipo ancora più ansiogeno di voi.
7) Dopo aver letto centinaia di pagine, e ascoltato decine di epidemiologi discettare della sopravvivenza del fattore di contagio sulle superfici curve o ruvide, ho capito una verità drammatica e sconvolgente per milioni di italiani pigri, fra cui me. La più devastante ed efficace misura di profilassi consiste nel riscoprire una piccola grande pratica sovversiva: lavarsi le mani tre volte al giorno e quando si torna dopo escursioni nei mezzi e nei locali pubblici. Auguri.