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    Frontiere chiuse agli italiani: il coronavirus è “la legge del contrappasso” applicata a chi discrimina

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 25 Feb. 2020 alle 18:14

    Frontiere chiuse agli italiani: il coronavirus è “la legge del contrappasso” applicata a chi discrimina

    I discriminatori che finiscono discriminati sono un classico nella storia e nella letteratura. Quelli che vogliono le frontiere chiuse e poi si ritrovano a bussare alle frontiere degli altri è un altro grande classico che però in molti sembrano essersi dimenticati e così finisce che si rischi di risultare terribilmente patetici.

    “Siamo un’unica famiglia e ci sono paesi in Europa che dovrebbero rivedere la loro appartenenza all’Unione dopo la discriminazione nei nostri confronti”, ha detto il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana che se l’è presa con le misure restrittive che molti governi europei (e non solo) hanno adottato nei confronti dei viaggiatori provenienti dalla Lombardia.

    Sembrerebbe una barzelletta questa dichiarazione messa in fila con tutte le dichiarazioni di Salvini proprio contro gli altri Paesi (anche) europei di questi ultimi mesi se non fosse che anche lo stesso leader della Lega, sfidando il più ardito senso del ridicolo, in queste ore sembra improvvisamente diventato moderato.

    Tenete conto anche che l’amica (politicamente parlando) di Salvini Marine Le Pen è quella che in Francia più di tutti strepita per chiudere le frontiere con l’Italia. Chissà come ci è rimasto il segretario del Carroccio, proprio lui che con la Le Pen si è fatto ripetutamente fotografare tutti sorridenti.

    Eppure funziona così: capita a tutti di essere dalla parte sbagliata del mondo per un motivo qualsiasi, che sia la politica, la guerra, l’economia, le risorse oppure anche un coronavirus che improvvisamente ci rende indesiderabili e quindi indesiderati.

    Come spiega l’enciclopedia Treccani, il “contrappasso” (dal latino contra e patior, “soffrire il contrario”) stabilisce la “corrispondenza della pena alla colpa, consistente nell’infliggere all’offensore la stessa lesione da lui provocata all’offeso”. Chissà se ora i cultori delle frontiere chiuse di casa nostra non si rendono conto che nella vita capita sempre di essere al Sud di qualcun altro.

    Dice Fontana, riferendosi all’epidemia, che “la situazione senz’altro difficile, ma non così tanto pericolosa”: il giochetto di chiudersi dentro quando fa comodo e volere essere un’unione invece quando torna utile è una situazione difficile ma così tanto pericolosa. Già.

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