The show must go on. Questo slogan lo abbiamo sentito migliaia di volte. Lo spettacolo deve continuare. Sempre e comunque. Nel calcio moderno è sempre stato così. Ma ora è arrivato il momento di fermarsi. The show must go off, ha titolato oggi il quotidiano sportivo Il Romanista. Titolo quanto mai azzeccato. Il calcio deve fermarsi. E deve farlo adesso. Lo deve fare per se stesso. Per tutelare atleti, allenatori, dirigenti, magazzinieri e tutti i vari entourage. I vertici del nostro calcio diano l’esempio. Non facciano come coloro che sono fuggiti dalla quarantena per i loro interessi.
“Prima di tutto viene la salute”, hanno ripetuto per giorni i protagonisti del calcio italiano tra un rinvio al nord e una conferma al centro-sud. Alla fine però, mentre molti sport hanno rinviato o annullato gli eventi, il calcio (in pieno caos) è andato avanti per la sua strada. Quasi come se si giocasse su un altro pianeta.
Si è giocato a porte chiuse (ieri le partite della 26esima giornata tra cui Juve-Inter) e con direttive precise come non stringersi la mano e non abbracciarsi in caso di gol. Eccepirà qualcuno. Sì, certo. Peccato però che il calcio sia uno sport di contatto in cui gli atleti si scontrano, sudano e si strusciano tra loro di continuo. Non proprio uno sport adatto di questi tempi…
Il calcio è andato avanti solo ed esclusivamente per interessi economici. I soldi che girano intorno al pallone sono tantissimi. Forse troppi. Lo sappiamo. Ma il dio denaro non può avere la meglio sulla salute degli esseri umani. Perché di questo stiamo parlando. Esseri umani. Se un giocatore, un arbitro o un magazziniere di un club si ammalasse sarebbe la fine. Qualche dirigente del nostro calcio sembra averlo capito e domani, quando si svolgerà il consiglio federale straordinario, potrebbe spingere per lo stop fino a data da destinarsi. Anche perché, visto il diffondersi del virus, si sta solo rinviando l’inevitabile. The show must go off. Ora. Prima che qualcuno si faccia male.