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    Come si ripartirà dopo il Covid? Non con una società così polarizzata

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 19 Dic. 2021 alle 18:04 Aggiornato il 15 Mar. 2023 alle 13:45

    Un sondaggio realizzato dall’istituto Generation Lab mostra che il 71 per cento dei giovani statunitensi schierati con i democratici non uscirebbe per un appuntamento con qualcuno di orientamento repubblicano (a parti invertite, i repubblicani a non volere un appuntamento con i dem sono “appena” il 31 per cento). Una percentuale notevole figlia in primis di una società sempre più veloce in cui siamo abituati a ottenere informazioni o acquistare beni in tempi rapidissimi, e che come conseguenza ha messo in disparte il dialogo e la sintesi, favorendo una polarizzazione ai limiti del manicheo.

    Sorte vuole che l’elettorato più intransigente sia quello democratico, e questo non sorprende più di tanto visto lo zelo con cui molti suoi simpatizzanti stanno combattendo diverse battaglie sociali, sfociate troppo spesso in eccessi quali la cancel culture e la cosiddetta “ideologia woke”. Ma eccessi e divisioni del genere, al punto dal non voler avere nemmeno un appuntamento con chi ha posizioni diverse, per quanto già di per sé limitanti rischiano di essere particolarmente fuori luogo in un momento storico come quello che stiamo vivendo.

    Per molti Paesi tra cui il nostro, la pandemia di Covid è la cosa più simile a una guerra che sia capitata dalla fine del secondo conflitto mondiale. Non piovono bombe, non si spara e il nemico non ha una divisa, ma i morti sono realmente morti, e sta anche alle nostre azioni fermare questo virus. Ma starà soprattutto a noi, quando questo sarà finito, ricostruire insieme il nuovo mondo che verrà.

    Quando un pezzo di mondo era in macerie alla fine della Seconda Guerra Mondiale, non c’è stato spazio per atteggiamenti polarizzanti e manichei. Sconfitto il nemico, gli italiani si sono guardati negli occhi e hanno dialogato pur da posizioni diverse. Se democristiani, comunisti, socialisti, repubblicani, liberali e tutte le diverse sensibilità non si fossero voluti vedere nemmeno per un appuntamento, non avremmo probabilmente la nostra costituzione, non avremmo posto alcuna base per l’Italia repubblicana, la ricostruzione e il boom economico. E’ stato il dialogo a farci ripartire dopo la guerra, sarà il dialogo a farci ripartire dopo il Covid.

    Il sondaggio sui giovani democratici americani, però, è lo specchio di una società che non sembra volere né avere tempo di confrontarsi abituata com’è alla velocità, in cui non c’è tempo per i pensieri complessi e per i compromessi e in cui non un dialogo articolato non trova spazio. La conseguenza è che rischia di prevalere chi urla più forte, chi ha la posizione più decisa, più estrema.

    Eppure, tante volte ci siamo detti che dal Covid saremo usciti migliori. Se la pandemia ci ha insegnato a vedere diversamente i nostri spazi e i nostri tempi, prendiamoci del tempo allora per ascoltare chi non la pensa come noi, dialogare e vedere se punti comuni sono possibili. Perché senza un atteggiamento costruttivo il rischio non è non uscirne migliori, ma non uscirne proprio.

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