Piacenza, il direttore della clinica dei contagi definisce “sciacalli” i suoi dipendenti
Le inchieste di TPI e il Fatto sulle cliniche Piacenza e Sant’Antonino, nonché il servizio di Report sempre sulla stessa vicenda, hanno evidenziato quanta omissione e cattiva gestione dell’emergenza Coronavirus sia avvenuta in quelle cliniche. Decine di dipendenti tra donne delle pulizie, medici, oss e infermieri hanno raccontato di come non si siano comunicati tempestivamente i contagi avvenuti all’interno delle strutture e molti parenti di pazienti deceduti per il Coronavirus hanno testimoniato di come questi ultimi si siano ammalati lì dentro, senza che fossero stati avvisati dalla clinica di quello che stava accadendo.
Tutti i dipendenti che ho personalmente intervistato hanno raccontato che all’interno delle cliniche c’è un clima vessatorio, in cui qualsiasi rimostranza viene seguita da inviti a licenziarsi “tanto c’è la fila qui fuori per lavorare da noi”. Al momento è stato depositato un esposto in Procura, annunciata la richiesta di interrogazione parlamentare da Nicola Fratoianni e, pare, alcuni parenti di persone decedute lì dentro, intraprenderanno azioni legali.
La Ausl di Piacenza, nel frattempo, ha sempre difeso l’operato delle due cliniche convenzionate con comunicati in cui ringraziava il loro operato “per la sensibilità dimostrata”. A proposito di sensibilità, la stampa che ha indagato sulle due cliniche non ha mai avuto il pacere di potersi confrontare con il proprietario e direttore sanitario delle strutture Mario Sanna, il quale in una breve telefonata con l’inviato di Report (in cui ha detto di non voler rispondere ad alcuna domanda) si è autodefinito modestamente “scienziato”.
Ebbene, lo scienziato Mario Sanna, giusto per smentire le voci secondo le quali l’atteggiamento della direzione nei confronti dei dipendenti è di leggera, sussurrata, lieve arroganza, ha inviato una lettera al personale in cui in perfetto stile passivo-aggressivo, ricorda che “IO SONO QUA SEMPRE” e poi, già che c’è, dà degli “sciacalli” ai dipendenti che hanno osato parlare con i giornalisti. Davvero un bel clima lì dentro, non c’è che dire. Di sensibilità, oserei dire.
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