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    Quei cinesi morti asfissiati nel tir dell’orrore: l’emigrazione dei nuovi ricchi per venire tra i poveri d’Europa (di L.Telese)

    Pam Thi Tra My, 26 anni, vietnamita, tra le vittime del tir

    Pham Thi Tra Mi ha lasciato il Vietnam perché sognava Londra, ma nel Regno Unito è arrivata solo da cadavere: la 26enne è una delle 39 vittime del tir arrivato nell'Essex, su cui viaggiavano migranti del sud est asiatico

    Di Luca Telese
    Pubblicato il 26 Ott. 2019 alle 10:46

    “Mamma, non respiro, questo mio viaggio è finito male. Sto morendo. Ti voglio bene”. Morire soffocato, imprigionato dentro la morsa delle lamiere di un camion, un autotreno che dovrebbe essere il tuo possente cavallo di Troia (per permetterti di entrare in Europa) e che invece diventa la tua bara.

    Morire a diecimila chilometri da casa come Pham Thi Tra Mi, che ha lasciato il Vietnam perché sognava una nuova vita nel Regno Unito, ed è riuscita ad arrivarci, ma soltanto da cadavere. Nel mondo dei muri e delle rivolte dei nuovi poveri, celebrate nel segno di Joker, e animate nelle periferie del mondo, è qualcosa di più che una notizia, il fatto che in un tir sbarcato nell’Essex si ritrovino ben 39 cadaveri di migranti clandestini che arrivano dal sud est asiatico, quasi tutti cinesi. Gasati, asfissiati o congelati, poco importa.

    Ciò che questa storia ci racconta, però, è ancora più paradossale di quanto sembri, un ennesimo nonsense della globalizzazione: l’emigrazione da un paese che sta diventando la prima potenza del pianeta, verso un paese – in crisi – che teoricamente sta uscendo dall’Europa. Ed è ancora più paradossale, in questo turbine di folli, che a puntare il dito per un atto di accusa – dopo la tragedia – siano i cinesi, che rimproverano i britannici dalle colonne del Global Times: “È chiaro che la Gran Bretagna e gli altri paesi europei non hanno adempiuto alle loro responsabilità per proteggere queste persone da una tale morte”.

    Nel tempo dei muri apparentemente perfetti e levigati sono tante le fessure, in questo confine immaginario e asimmetrico fra ricchi e poveri. Ci sono ancora tanti poverissimi, nelle fila dei nuovi ricchi, e sembriamo ancora molto ricchi, anche se apparentemente siamo poveri e decadenti, un continente di mezzo di milioni di persone assediato dalla crisi e in piena curva di denatalità. Sul camion della morte – forse in Bulgaria – erano saliti 31 uomini e 8 donne, che avevano pagato fino a 20 mila dollari per fare la fine dei topi. Chiusi in un camion con cella frigorifera perché il calore dei corpi possa sfuggire al monitoraggio degli scanner biometrici.

    Accomunati da questo destino feroce, a chi bussa alle porte della fortezza Europa dal sud: o in mezzo al Mediterraneo partito dall’Africa, o in mezzo al mare del Nord, partiti dal sud est asiatico. Ma il copione non cambia: devi pagare soldi per mettere in gioco la tua vita, devi arrivare al limite estremo delle tue possibilità di sopravvivenza anche solo per poter sperare in una salvazione, mettere la tua vita a rischio per poterti permettere di bussare alle soglie del benessere.

    “Joker” sta diventando realtà: il capitalismo è una fabbrica di poveri e il mondo ha iniziato a ribellarsi
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