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    Il Cavalier Condorelli, il Cavalier Berlusconi e l’omertà istituzionale

    Credit: Emanuele Fucecchi
    Di Alessandro Di Battista
    Pubblicato il 9 Mag. 2021 alle 12:28 Aggiornato il 9 Mag. 2021 alle 18:42

    “Cavalier Condorelli, è un vero piacere”. Sono le parole che Leo Gullotta pronunciava in un noto spot degli anni ’90 dopo essersi ingozzato di torroncini. Chissà, forse saranno state le stesse parole utilizzate da quei boss mafiosi che strinsero un accordo di reciproco vantaggio con un altro illustre cavaliere, o meglio ex-cavaliere: Silvio Berlusconi. Cos’hanno in comune Condorelli e Berlusconi? Semplice, ad entrambi la mafia ha chiesto i soldi. Solo che uno si è opposto e ha denunciato, l’altro ha messo mano al portafogli.

    Due anni fa Giuseppe Condorelli, titolare dell’azienda di torroncini siciliana, ha ricevuto un messaggio mafioso: “Trovati un amico buono, altrimenti ti facciamo saltare in aria”. Il biglietto accompagnava una bottiglia incendiaria. Condorelli è andato dai carabinieri e grazie alla sua denuncia sono state arrestate quaranta persone. Condorelli è padre di una ragazza di 15 anni e di un ragazzo di 14. Ma ha denunciato lo stesso. Oltretutto non è la prima volta che subisce un tentativo di estorsione. Un episodio analogo avvenne nel 1998 e denunciò anche allora. Condorelli ha fatto quel che non fece Berlusconi.

    In questi giorni, dopo il caso Fedez-RAI, si è tornato a parlare di censura nel nostro Paese. Ebbene una delle cose maggiormente censurate in Italia sono i passaggi della sentenza di condanna di Marcello Dell’Utri che riguardano Berlusconi. La sentenza, lo ricordo, è definitiva. Ratifica, di fatto, una verità. Silvio Berlusconi ha pagato la mafia. E l’ha pagata per ottenere in cambio un vantaggio. C’è un passaggio della sentenza che se tutti gli italiani conoscessero e metabolizzassero cambierebbe la storia politica del nostro Paese a cominciare dalle alleanze partitiche esistenti fino a quelle auspicate: “Grazie all’opera di intermediazione svolta da Dell’Utri, veniva raggiunto un accordo che prevedeva la corresponsione, da parte di Silvio Berlusconi, di rilevanti somme di denaro in cambio della protezione a lui accordata da parte di ‘cosa nostra’ palermitana. Tale accordo era fonte di reciproco vantaggio per le parti: per Silvio Berlusconi esso consisteva nella protezione complessiva sia sul versante personale che su quello economico; per la consorteria mafiosa si traduceva, invece, nel conseguimento di rilevanti profitti di natura patrimoniale”.

    Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia, assumendo il ruolo di intermediario tra Cosa nostra palermitana e Berlusconi, ha permesso il raggiungimento di un accordo che è convenuto a tutti. Alla mafia che si è rafforzata finanziariamente e a Berlusconi che ha goduto di una protezione personale ed economica. Se quel che scrivo e, ormai da anni, sostengo pubblicamente in ogni sede fosse falso, Berlusconi mi avrebbe già querelato. Non l’ha mai fatto e se lo dovesse far oggi si tratterebbe della consueta querela mediatica. Una normale difesa partitocratica contro chi non si lascia soggiogare dal conformismo. Detesto la censura ma detesto ancor di più l’ipocrisia.

    Prendete Salvini. Come può elogiare pubblicamente il coraggio di Condorelli e, contemporaneamente, essere alleato di Berlusconi? “Condorelli non ha piegato la testa davanti ai clan. Ha detto no al pizzo e col suo coraggio ha fatto scattare 40 arresti. Esemplare, un gesto che riempie di orgoglio l’Italia”. Sono parole di Salvini. Ha mai letto il “Capitano” la sentenza Dell’Utri? Si rende conto che Paolo Borsellino, protagonista di una delle mascherine che indossa, venne ammazzato da quell’organizzazione criminale rafforzatasi anche grazie ai pagamenti di Berlusconi? Ed il Presidente Draghi che durante le consultazioni a Montecitorio ha accolto Berlusconi con un “grazie per essere venuto” si rende conto che, magari, quelle stesse parole B. le disse a Stefano Bontate quando strinse con lui ed altri mafiosi il patto del 1974?

    Stefano Bontate, all’epoca del patto non era un picciotto qualsiasi. Era il Principe di Villagrazia, un boss spietato che, alcuni anni prima, aveva ideato la strage di viale Lazio, l’azione mafiosa condotta dai corleonesi grazie alla quale Bernardo Provenzano si guadagnò il soprannome di Binnu ’u tratturi dopo aver fracassato il cranio del boss Cavataio con il calcio del fucile. Eppure Berlusconi lo incontrò, accettò di pagare le famiglie e continuò a staccare assegni su assegni anche dopo che i corleonesi avevano fatto fuori lo stesso Bontate. Berlusconi pagava la mafia mentre un altro imprenditore denunciava il pizzo usando, più o meno, le stesse parole di Condorelli.

    Quell’imprenditore si chiamava Libero Grassi e per essere andato dai carabinieri ci ha rimesso la vita. Libero Grassi venne assassinato a Palermo il 29 agosto del 1991. Pochi mesi prima aveva inviato una lettera a Il Giornale di Sicilia per avvertire il “caro estorsore” di smetterla con le richieste: “Volevo avvertire il nostro ignoto estorsore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere”. L’altro ieri, in un’intervista al Fatto, Giuseppe Condorelli ha espresso concetti simili. Ha detto che purtroppo denunciare il pizzo non è ancora considerato un atto normale e che pagare gli estorsori sarebbe stato un tradimento alla sua azienda, ai dipendenti ed al sudore del lavoro. Ha ragione, denunciare è ancora un atto anormale, addirittura eroico.

    D’altro canto se chi non solo ha preferito evitare di farlo ma si è rafforzato economicamente e politicamente grazie ai silenzi omertosi, continua ad esser protagonista del dibattito pubblico nonché, di fatto, azionista del governo dei migliori, difficilmente questa battaglia culturale si potrà mai vincere. E di battaglia culturale si tratta come affermato, d’altro canto, dallo stesso Condorelli più volte. Si può vincere tale battaglia se Berlusconi continua ad esser trattato con i guanti dal 90% del sistema mediatico nazionale? Si può vincere tale battaglia se interi passaggi della sentenza Dell’Utri vengono costantemente censurati? Si può vincere tale battaglia se il Presidente del Consiglio pare dimenticare queste verità storiche? Si può vincere questa battaglia se persino il leader del Partito Democratico da un lato si unisce all’ipocrita celebrazione di Condorelli e dall’altro non esclude un’alleanza con Berlusconi perché, parole sue, “in Europa tanto siamo già alleati”?

    La Politica non esiste più. La pax-draghiana le ha dato il colpo di grazia. Il governo di tutti ha mostrato che tutto è possibile. E’ possibile che Salvini, Bersani, Berlusconi ed i Letta sostengano lo stesso governo. Ergo, meglio non esporsi più su questioni sostanziali e prender posizione soltanto su ciò che è effimero. Ce lo vedete Berlinguer commentare uno sketch comico di Pio e Amedeo come ha fatto Letta? Sostenere un imprenditore che si ribella al pizzo è giusto, per carità, ma diventa un esercizio smorto se non si ha il coraggio di prendere posizione contro chi i mafiosi li ha scelti come interlocutori ricoprendoli d’oro per vent’anni.

    Il mio non è accanimento. So bene che Berlusconi, politicamente, è ai titoli di coda. Mi dicono che non stia bene. Ma il berlusconismo è vivo e vegeto e si ciba dell’ipocrisia e della pavidità dei politici. Politici che hanno avallato indecenze su indecenze continuano ad occupare ruoli apicali nella nostra Repubblica. Alcuni di loro sono ministri, sottosegretari, presidenti di Commissione. Alcuni di loro hanno fatto carriera anche grazie all’omertà istituzionale. E’ un fatto.

    Forza Italia, o quel che ne resta, è al governo del Paese. Governa insieme a PD, M5S e Lega a livello nazionale e con Salvini e Meloni in centinaia di comuni ed in molte regioni. Un partito fondato da un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa ed il cui azionista principale ha avuto torbidi rapporti con Cosa nostra governa, praticamente, con tutte le principali forze politiche italiane. Non solo. Esiste l’asse FI-Lega-FDI ma esiste altresì un desiderio, forse innato, da parte dell’attuale dirigenza del PD, di strappare FI dalle mani dei sedicenti sovranisti per costruire con i surrogati di Berlusconi una coalizione moderata e duratura.

    L’estate è alle porte e la mafia ha ucciso soprattutto d’estate. I politici sgomiteranno per raggiungere le prime file delle commemorazioni, metteranno su espressioni contrite durante i minuti di raccoglimento, invieranno ai giornali comunicati stampa barbosi e identici a quelli degli anni precedenti. Peggio della censura c’è solo l’ipocrisia. Spero che tali manifestazioni ipocrite vengano censurate, condannate, deplorate dalla pubblica opinione. Questo sì che sarebbe davvero un piacere.

    Leggi anche: Da Dell’Utri a Bontate: il curriculum di Berlusconi ci impone di dire No al nuovo governo (di A. Di Battista)

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