Carola Rackete è un’eroina, non una criminale. Anche per la Cassazione
“L’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”, per questo il capitano Carola Rackete agì correttamente “in adempimento del dovere di soccorso in mare” e “in una situazione nella quale la causa di giustificazione era più che verosimilmente esistente”. (Chi è Carola Rackete).
Queste le motivazioni con cui la corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura di Agrigento contro l’annullamento dell’ordine di arresto nei confronti della comandante della Sea Watch che il 29 giugno scorso – sfidando il divieto di ingresso ordinato dall’ex “dj del Papeete Beach” – fece sbarcare 43 migranti soccorsi in mezzo al mare a Lampedusa.
La Suprema Corte ha semplicemente ribadito l’ovvio: soccorrere delle persone in mare non è un crimine ma un dovere, con buona pace di chi utilizzò 43 persone sofferenti per la sua propaganda social e per aizzare contro la Rackete migliaia di frustrati leoni da tastiera. A questo proposito, sarà ancor più interessante seguire il procedimento giudiziario a carico dell’ex ministro dell’Interno, che in quei giorni insultò pubblicamente la giovane insinuando che fosse “complice dei trafficanti di esseri umani”, “responsabile del tentato omicidio di cinque militari italiani”, “una sbruffoncella”, “una delinquente”, “una criminale”, “una fuorilegge”.
Le motivazioni dei giudici rappresentano una grande vittoria sia per chi salva esseri umani in mare, che per il dizionario Zanichelli, perché restituiscono anche un po’ di dignità alla parola “speronamento”, impropriamente utilizzata in questi mesi da aspiranti modelli in posa davanti allo specchio del bagno con sanitari in bella vista e da signore di mezza età dal capello cotonato pettinate come i loro cagnolini da passeggio: tutti aizzati a suon di tweet e dirette su Facebook.
Carola Rackete è un’eroina, non una criminale. La Corte di Cassazione ha ribadito quello che tutte le persone di buon senso sapevano già. Ora bisognerebbe trovare il modo di spiegare all’improbabile “capitano” e ai suoi coloriti fan che i migranti non sono “invasori” e che a Madrid non c’è il mare (e di conseguenza non ci sono porti). Ma questa è un’altra storia.