“Attaccano Luca Morisi per attaccare me”. “Fare l’amore a pagamento è una questione politica?”. “Chi si droga ha un problema, va aiutato, io ce l’ho con gli spacciatori”. “Cucchi? La verità giudiziaria dice come sono andate le cose: era un altro il suo lavoro… Non confondiamo chi fa uso di droga e chi spaccia”. I tormentoni difensivi di Matteo Salvini, all’indomani della vicenda che ha coinvolto il capo e inventore della Bestia, Luca Morisi, meritano alcune riflessioni che riterrei superflue, se non fosse che il leader della Lega ha assunto le inedite sembianze di Alice nel paese delle meraviglie.
Tanto per cominciare nessuno attacca Morisi per attaccare lui, per il semplice motivo che dal punto di vista della comunicazione politica Morisi È LUI. Il social media manager salviniano in questi anni non è stato un semplice stagista, non ha amplificato o valorizzato il pensiero politico del suo capo, ma ha fatto politica. Considerare la Bestia come un semplice strumento d’odio in mano a un esecutore è un grave errore…