Ci sono almeno tre motivi per apprezzare il referendum per la legalizzazione della coltivazione della cannabis per uso personale. L’aspetto centrale è l’educazione. L’intervento repressivo, infatti, non serve ad educare. Mentre legalizzare la coltivazione può essere uno stimolo allo sviluppo della capacità critica. E significa lavorare soprattutto sul disagio, intervenendo sui motivi sociali che spingono le persone ad usare sostanze. La criminalizzazione del commercio delle droghe leggere fa sì che i ragazzi si rivolgano al commercio clandestino, moltiplicando i pericoli per la salute e correndo a volte il rischio di diventare anche loro piccoli spacciatori.
In secondo luogo, la legalizzazione eliminerebbe la contraddizione tra la libertà dell’acquisto di alcol e tabacco (per i maggiorenni), ed il divieto di quello della marijuana. Ci vorrebbe coerenza, anche alcol e nicotina creano dipendenza, fanno danni enormi se se ne eccede. Infine credo sia evidente che consentire la coltivazione per uso personale limiterebbe di almeno un po’ i guadagni della criminalità organizzata. Secondo me il problema della diffusione di sostanze nocive andrebbe affrontato non con la minaccia di pene o di sanzioni amministrative ma attraverso un potente investimento educativo.
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