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    Basta armi: serve un’Europa non allineata (di Yanis Varoufakis)

    Credit: AP Photo

    Prima l’Ucraina poi Gaza, l’Ue è stata trascinata sempre di più nei conflitti globali. Ma piuttosto che puntare sui negoziati, abbiamo investito sul riarmo. Obbedendo agli Usa. Dovremmo invece stare dalla parte delle vittime e non al servizio degli interessi geopolitici della Nato

    Di Yanis Varoufakis
    Pubblicato il 24 Feb. 2024 alle 09:02

    Sono trascorsi due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, con l’invasione del Paese da parte delle truppe russe, mentre ci avviciniamo ai sei mesi di spietato massacro dei civili di Gaza da parte dell’esercito israeliano, con l’aggravarsi della situazione in un’area sempre più ampia mettendo a rischio tutto il resto del pianeta. Trincerati come hanno voluto i nostri leader politici nei piani della Nato, questi conflitti comportano che anche le nostre terre d’origine europee vengano trascinate sempre più in una guerra.

    Quando Vladimir Putin ha ordinato alle sue truppe di invadere l’Ucraina, abbiamo condannato l’invasione del Cremlino come criminale e abbiamo invitato tutti i democratici a sostenere l’Ucraina. Fin dal primo giorno noi di Diem25 siamo stati dalla parte della pace, sostenendo che l’Occidente dovrebbe negoziare la fine immediata della guerra, scambiando il ritiro delle truppe russe con la promessa di tenere l’Ucraina fuori dall’Alleanza Atlantica.

    L’Occidente, su richiesta della Nato, ha fatto esattamente il contrario: non ha negoziato, non si è concentrato sulla pace, ma sulla guerra. Una marea di soldi per gli armamenti è affluita e sta affluendo in Ucraina, enormi – e quindi costosi – programmi di armamento vengono intrapresi in tutti i Paesi europei, rendendo chiaro quali interessi difendono i nostri governi.

    Da quando il regime di Putin ha invaso l’Ucraina abbiamo perso la capacità, come europei, di sostenere un dibattito razionale e storicamente fondato sull’opportunità o meno, se l’adesione alla Nato sia dannosa o benefica. Eppure, questa discussione non è mai stata così necessaria.

    Nel frattempo, a Gaza è in corso un genocidio dei palestinesi. L’umanità è messa alla prova, perché le generazioni future ci censureranno per aver lasciato che il numero delle morti superasse i 10mila, soprattutto bambini e donne.

    I rappresentanti ufficiali dello Stato di Israele proclamano con orgoglio e apertamente il loro intento genocida. Non è stato il Primo Ministro israeliano a citare le scritture bibliche per giustificare l’eliminazione dei palestinesi di Gaza?

    Finché l’Europa resta incatenata ai comandi del Dipartimento di Stato Usa, non vedremo mai una presa di posizione morale da parte dei nostri Paesi, né in Palestina, né in Ucraina. Ecco perché abbiamo bisogno di una politica europea di non allineamento. Il mancato allineamento non significa neutralità. Significa invece che siamo fermamente dalla parte degli invasi, delle vittime dell’aggressione – sia in Palestina, Yemen, Sahara Occidentale o, appunto, Ucraina. Ma, allo stesso tempo, criticheremo gli abusi delle libertà e dei diritti democratici ovunque essi avvengano. Non sulla base degli interessi geopolitici della Nato, ma sulla nostra stessa etica e per il bene delle persone. È così che si serve la causa della pace. Considerata la storia dell’Europa, abbiamo il dovere di guidare questa causa.

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