Ha perso Conte, ha vinto Fratelli d’Italia: si potrebbe riassumere così la concitatissima giornata di oggi dedicata alle nomine Rai. Perché se è vero che formalmente si approveranno in Cda domani, di fatto le ore cruciali sono state quelle di stamattina, con nomi che andavano e venivano come fossero coriandoli e la possibilità, fino all’ultimo, che saltasse tutto.
Tanto che tra i consiglieri del Cda già girava una battuta: ” Più che Fuortes è deboles….”. Ma tant’è, alla fine il dado è stato tratto. I vincitori della partita? Sono due, più un “grande sconfitto”. Il primo vincitore è Palazzo Chigi che piazza Monica Maggioni al Tg1, stimatissima dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Garofoli. Ma non ce l’avrebbe mai fatta se l’Usigrai non avesse fatto le barricate contro le “papesse” esterne.
Ce ne erano in lizza almeno tre e tutte graditissime anche a Palazzo Chigi. L’altro grande vincitore è Giorgia Meloni che ha avuto quanto chiesto a Mario Draghi nell’incontro riservato rivelato da TPI: Giorgia chiedeva una direzione di rete oppure una direzione di testata. Ha avuto una direzione di testata, Rainews 24 con Petrecca, considerato per l’appunto in “quota Meloni” (“avevamo 3 vicedirettori nei tg: Rao alla TGR , Petrecca a Rainews 24 e Polimeno al Tg1” spiegano a TPI fonti del partito tricolore).
Il grande sconfitto? Giuseppe Conte che viene “respinto con perdite” senza nemmeno dare uno strapuntino di ripiego in questo giro di nomine all’ex direttore del Tg1 Carboni. Ora quest’ultimo dovrà aspettare le “tre proposte” da parte dell’Ad per ottenere un nuovo incarico. Insomma, per Mario Draghi la “decontizzazione” delle istituzioni (passata per i “servizi”, il Covid, le grandi aziende di stato e altro ancora) prosegue senza sosta.
In tutto questo marasma, oltretutto, non è affatto scontato che domani il Cda Rai (tra i consiglieri serpeggia non poco malumore per non essere mai stai interpellati e per essersi visti scavalcati sistematicamente dai consiglieri di Palazzo Chigi nelle trattative) dia via libera a tutto il pacchetto di nomine, degno del miglior “manuale Cencelli”; con buona pace di chi diceva, addirittura in interviste pubbliche, che la politica era finalmente uscita dalla Rai.