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    L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza

    Credit: AGF
    Di Nadira Haraigue
    Pubblicato il 18 Nov. 2024 alle 17:57

    C’è un nuovo ordine mondiale e minimizzare il suo chiaro disegno è da incoscienti. Ha come obiettivo la presa del potere – democraticamente – e come strategia elettorale l’identificazione di soluzioni facili.

    La divisione dei popoli tra occidentali (paesi ricchi) e quelli a sud del mondo (paesi poveri, apparentemente poveri, spesso totalitari e corrotti dall’occidente stesso) è al centro di questo disegno perché serve, prevalentemente, a dare alla popolazione la causa del loro impoverimento mentre si pianifica la presa del potere. Una guerriglia tra classe sociale medio bassa in grosse difficoltà e in continuo impoverimento e gli ultimi arrivati, esasperati provenienti dai paesi di cui sopra, dalla miseria, dalla guerra. Un disegno che serve a destra e a volte anche a sinistra, ad avere strumenti per rimanere al potere.

    Lo abbiamo visto con le politiche minnitiane in Italia e oggi con Meloni, Orbàn, Erdogan, Sunak (prima di perdere le elezioni) ma anche da moderati come Von Der Leyen e Tusk.

    La risposta semplice ad un problema globale è data, indistintamente tra destra e moderati, utilizzando come argomenti principale, come soluzione ad ogni male, la lotta all’immigrazione. Come se fosse causa dell’impoverimento graduale ma costante dei ceti medio e basso o causa della recessione mondiale.

    La forza economica relativa del G7 è diminuita. Alla fine degli anni ’80 era pari a quasi il 70% del PIL globale (in termini nominali), ora vale meno del 45%. Se consideriamo che, ad oggi, gli USA mantengono il loro status di potenza dominante, l’Europa rappresenta solo il 13% del PIL globale (20 anni fa, valeva 20%).

    Ma qual è la causa vera di questo declino europeo? La recessione della Germania, diventata la zavorra dell’Europa è un esempio. La Germania, che non vuole fare investimenti a debito, è in recessione per la troppa esposizione al prezzo dell’energia (dopo che si è svincolata dal gas russo) e anche per la sua politica di esportazione in Cina. Quest’ultima ha una forte politica di investimenti nell’industria ad alta tecnologia per su tematiche ambientali come auto elettriche, batterie, panelli solari, ecc. e la sua economia è basata, prevalentemente, sull’esportazione. Oggi è pronta ad entrare nel mercato con esportazione a basso costo e quello europeo è molto attraente.

    Qual è la strategia dell’Europa su questo? Questa situazione si complicherà ulteriormente se pensiamo al nuovo possibile scenario dei dazi del governo americano. L’Europa si troverà ad affrontare un’inedita situazione di negoziato con Trump per limitare i dazi (ad esempio impegnandosi a comprare LNG americano) e le possibili penali che Trump potrebbe mettere sul tavolo per bloccare gli accordi commerciali che l’Europa potrebbe avere con la Cina.

    Questo è il risultato di anni senza una vera politica europea comune sul tema dell’energia, della transizione ambientale, del commercio, della difesa, ecc.

    Cosa c’entra, quindi, l’immigrazione in tutto questo? Nulla. Ma all’impoverimento della popolazione occidentale bisogna rispondere e la risposta più facile è quella data alla pancia. L’immigrazione e da qui ad incrementare la percezione del pericolo, il gioco è facile se si ha come obiettivo vincere le elezioni ed una strategia chiara con l’aiuto di oligarchi come Elon Musk, che, come capo del Doge e in pieno conflitto di interesse a suon di criptovalute, governerà gli USA con Trump.

    Questa strategia, comune al nuovo ordine mondiale, è stata costruita sapientemente ovunque. Basti pensare all’accordo tra Meloni ed Elon Musk per l’uso dei suoi satelliti senza dire nulla sugli effetti che la dipendenza della rete di Starlink avrebbe in termini di tutela dei diritti fondamentali dei cittadini relativamente alla conoscenza e ai trattamenti dei loro dati, anche nel quadro dell’uso crescente delle tecnologie riconducibili alla Intelligenza Artificiale. Stiamo consegnando le nostre democrazie nelle mani dell’uomo più ricco del mondo e senza scrupoli.

    Oggi il totalitarismo non ha più la camicia nera o la svastica sul braccio ma è un intreccio di interessi – spesso personali -, una sovrapposizione tra potere politico ed economico che deruba il cittadino dai diritti fondamentali per poterlo controllare attraverso il controllo della comunicazione.

    La risposta a questo dramma globale non è rincorrere (o scimmiottare) le destre con lo spauracchio del fascismo. I dati americani ci consegnano un quadro chiaro. Biden lascia un paese con una macroeconomia forte ma dove i prezzi sono aumentati del 20%. Il Partito Democratico non ha saputo dare risposte, ha usato lo spauracchio del fascismo, ha inseguito la destra su temi come immigrazione e dazi tralasciando il tema del potere d’acquisto e ha perso quattordici milioni di elettori. Trump non ha stravinto. È il Partito Democratico che ha straperso.

    Se i partiti progressisti inseguono il neoliberismo, l’industria ma non i lavoratori, l’economia ma non i cittadini, non si devono stupire se le persone, che non riescono a soddisfare i bisogni primari delle loro famiglie, non vanno a votare o votano per l’alternativa. A loro, se l’alternativa è greve, volgare, ultramiliardaria, misogina, omofoba o xenofoba non importa. L’alternativa promette, parla alla loro rabbia e alla loro paura e presenta loro i colpevoli: i migranti e la borghesia radical chic che “mangia il caviale”.

    L’alternativa a questa onda nera che rischia di colpire i prossimi paesi in Europa (Germania e Francia) esiste. Ce lo insegna il Nuovo Fronte Popolare in Francia che, in pochi giorni, è riuscito a costituirsi e a radunare milioni di persone che hanno fermato la coppia Le Pen-Bardella. Il tempo era troppo poco per riuscire ad avere una maggioranza in Assemblea e, ad escludere il NFP dal governo, è stato il centro aiutato dalla destra. Quelli della difesa dello status quo, dei privilegi e della difesa della ricchezza dei ricchi. La strada è tracciata.

    L’alternativa all’onda nera non può essere lo spauracchio del fascista, non è solo parlare di diritti, ma dare una speranza ed una risposta alla popolazione e ai loro bisogni. Riuscire a portare milioni di persone (come hanno fatto in Francia) a mobilitarsi. L’alternativa deve essere netta, coraggiosa, descrivere un sogno, una gioia. L’alternativa deve rovesciare la narrazione basata sulla rabbia e la paura.

    Se la sinistra dà speranza e non alimenta la paura, se si fa portatrice – in modo chiaro – dei bisogni delle persone, se da una risposta alla povertà, alle giovani e ai giovani, ai bisognosi di cure, in modo anche ideologico, allora i diritti arrivano di conseguenza. Perché la sinistra si deve togliere di dosso l’etichetta di difenditrice solo di migranti e di diritti civili.

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