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    Allarme buche sull’asfalto: “Il problema è nella manutenzione”

    Succede a Palermo: le piogge intense rendono emergenziale il problema – comunque cronico – delle buche. Ma per l’esperto il problema non è la pioggia, ma la scarsa manutenzione. Una situazione che riguarda la gestione delle strade di quasi tutto il Paese.

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 27 Dic. 2021 alle 20:54 Aggiornato il 28 Dic. 2021 alle 10:25

    Articolo pubblicato da StradeNuove.net

    Qualche giorno di pioggia, e le strade si riempiono di buche o addirittura vere e proprie voragini. L’asfalto cede, rendendo pericoloso e poco agevole il transito. E solitamente la situazione rimane immutata per mesi. Uno scenario comune a tante città italiane e che rappresenta un elemento di forte disagio, quando non di rischio, per la collettività.

    A vivere “l’emergenza buche” è, in questi giorni, la città di Palermo: la situazione è particolarmente difficile, con tanti cittadini e cittadine che lamentano danni anche significativi alle vetture. Il sindaco Leoluca Orlando, per cercare di trovare una soluzione rapida ma incisiva e soprattutto per individuare le cause dei ripetuti e rapidi cedimenti delle strade, è stato costretto a creare un tavolo tecnico con i dirigenti delle società partecipate che si occupano, a diverso titolo, della gestione delle strade e delle infrastrutture viarie del capoluogo siciliano.

    La parola all’esperto

    La stampa locale, per comprendere meglio le cause reali di un problema ormai cronico, ha interpellato un esperto: parliamo di Piero Iacuzzo, presidente della Isap, società che si occupa di manutenzione stradale. Le risposte che il professionista ha dato hanno una valenza “universale”: pur riferite al caso di Palermo, riguardano tanti casi di cattiva gestione dell’asfalto delle strade italiane. «Le pavimentazioni stradali sono conglomerati fatti con leganti a basi di bitume, derivati dal petrolio. Nella fase di impasto viene portato ad una temperatura di 180 gradi. Poi quando viene steso, scende di temperatura e passa da uno stati semi-liquido ad uno solido. Tali conglomerati, come tutti i materiali, sono soggetti ad usura» ha spiegato Iaccuzzo, chiarendo da subito ed in maniera molto chiara come l’asfalto sia soggetto a un deterioramento relativo alle variabili del tempo e della quantità/qualità di utilizzo.

    Una usura che però, in qualche modo, è prevedibile e valutabile: «Durante la posa, si può predire la vita media utile del prodotto. Elemento calcolabile valutando il numero di passaggi; le intemperie metereologiche, elemento che incide sulle irregolarità delle strade; prima della buca si forma la pozzanghera, ovvero un avvallamento. Se vi fosse un sistema di monitoraggio tempestivo e si intervenisse quando la buca è in questo stato, tali imperfezioni si potrebbero risolvere con interventi di poca entità. Altrimenti, l’acqua percorre lo strato sottostante, provocando lo sfaldamento dell’asfalto» ha aggiunto Iaccuzzo, chiarendo subito la questione centrale del discorso (e del problema): la manutenzione.

    Pioggia e poca manutenzione: la ricetta perfetta per il disastro

    La cura, la corretta manutenzione di una strada e del relativo manto di asfalto può realmente permettere a una infrastruttura di sopportare piogge e precipitazioni anche intense, come spiega il presidente di Isap: «L’arrivo delle piogge delle ultime settimane ha fatto sì che si aggravassero quelle criticità presenti. Ma i problemi erano tutti lì, in attesa di un simile fenomeno per manifestarsi» ha chiarito Iaccuzzo, riferendosi al caso di Palermo. «Da anni – ha poi aggiunto – non viene fatto un piano di manutenzione serio. Anzi, tutto sommato, poteva andare anche peggio. Ma non so per quanto tempo si può resistere. Questi fenomeni sono destinati a crescere senza una manutenzione straordinaria. Siamo già in uno stato di grandissima criticità. Non è più sostenibile. Anche perché non so quanto stia spendendo il Comune di Palermo in termini di risarcimenti».

    Sempre in riferimento al caso di Palermo,  il presidente di Isap ha voluto evidenziare l’insufficienza dei fondi messi a disposizione per la manutenzione ordinaria,  sottolineando anche la necessità di un intervento straordinario e di un costante monitoraggio delle strade: «Sotto il profilo economico, l’intervento doveva essere fatto ieri. Siamo in ritardo. L’assenza di manutenzione è stata decisiva:  un anno fa circa sono cessati quel poco di interventi che prima erano messi in atto. L’azienda spendeva 2,5-3 milioni per una superficie come Palermo. Una cifra insufficiente. Servirebbe una cifra almeno quattro volte superiore per la sola manutenzione ordinaria. Ma prima bisognerà fare un intervento straordinario» ha proseguito Iaccuzzo, specificando come – nel caso del capoluogo siciliano – ci sia stato anche un problema di carenza di fondi. Ma la tecnologia può venire in aiuto, soprattutto di questi tempi: «Oggi ci sono aziende e strutture – ha concluso l’esperto – che consentono con strumenti, anche in tempo reale, di fare una radiografia della pavimentazione di una città come Palermo. E, nell’arco di un mese, sarebbero in grado di restituire i dati necessari a stimare i danni. Serve solo un po’ di buona volontà».

    Senza manutenzione, non c’è asfalto che tenga

    L’intervento di Iaccuzzo, importante ed esplicativo, ha chiarito alcuni elementi fondamentali: un asfalto è destinato a durare nel tempo se è ben realizzato e ben steso, ma soprattutto se riceve una manutenzione costante e meticolosa. E dunque ben finanziata. Investire in manutenzione di strade e autostrade può rappresentare un costo magari anche consistente nell’immediato, ma senza dubbio permetterà un risparmio nel tempo: meno interventi emergenziali ed invasivi, e una soddisfazione maggiore per chi utilizzerà le strade. Perché anche la percezione della cittadinanza è importante, e avere l’idea di vivere in una città “piena di buche” non crea empatia con il proprio elettorato.

    Leggi l’articolo originale su Stradenuove.net
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