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    Alessia Pifferi è davvero l’unica colpevole della morte della figlia?

    Di Francesca Bubba
    Pubblicato il 14 Mag. 2024 alle 10:20

    Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, abbandonata a casa da sola per 6 giorni nel luglio del 2022.

    Attorno a questa vicenda l’opinione pubblica si è settata sul binarismo che reputava la madre carnefice colpevole o vittima inconsapevole.

    Il discorso collettivo attorno al caso, però, risulta manchevole di contorni che possono rivelarsi utili a riflettere sul carattere di questa tragedia, molto più complessa di quanto appare.

    Non si ha attribuito rilevanza, ad esempio, del fatto che Alessia Pifferi non si fosse accorta di essere incinta fino al momento del parto, avvenuto improvvisamente in casa- in cui conviveva con lo stesso uomo con cui si trovava nei giorni dell’ultimo abbandono della figlia-.

    L’uomo, stando ai racconti di Pifferi, ha vissuto per mesi con lei e la bambina, che doveva dormire in ambienti separati da Pifferi e l’uomo, prima di allontanarle.

    Da quel momento Alessia ha vissuto nella spasmodica ricerca di un compagno e padre per la sua bambina, con la costante ossessione per quell’uomo, arrivando a prostituirsi per regalargli un giro in limousine.

    Alcune persone si erano accorte della precarietà della donna, tra cui una vicina di casa che si offriva di fare la baby sitter alla bambina ogni volta che poteva.

    Dunque, se è vero-e lo è- che Alessia Pifferi è la responsabile della morte di sua figlia, qualche domanda in più dovremmo porcela: è l’unica colpevole?

    Su quanti fronti la morte di Diana poteva essere evitata?

    I sanitari che hanno prestato soccorso alla donna dopo il parto improvviso hanno dato per scontato che fosse in grado di occuparsi di una figlia piombata nella sua vita nel giro di una manciata di ore?

    Se la vicina di casa si era accorta che qualcosa non andava, è plausibile che la famiglia di Pifferi non abbia subodorato la pericolosità della sua situazione?

    Perché non è stata indagata a fondo la responsabilità dell’uomo, il cui impatto su Alessia è elemento ridondante, rispetto al caso?

    “Per crescere un figlio serve un villaggio” si dice.

    Se questo villaggio esiste, Alessia e Diana non sono state reputate abbastanza rilevanti da accedervi. E forse è il caso di dirlo, che la piccola Diana è stata uccisa non solo dalla sua solitudine, ma anche da quella di sua madre.

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