Le elezioni si sono concluse, la vittoria del centrodestra è stata schiacciante così come l’affermazione dell’unica leader: Giorgia Meloni. La donna dal polso di ferro sta già lavorando alla possibile squadra di governo, la si vede e la si sente poco in questi giorni. Atteggiamento diametralmente opposto a quello che ha connotato la sua strenua opposizione al governo e i tanti comizi di piazza in preparazione del voto. Una campagna elettorale dove si è parlato molto di diritti. Di diritti che non verranno toccati, come ha promesso per la 194, di diritti un po’ meno garantiti, come quelli delle coppie omosessuali, e di diritti che verranno messi in discussione, anche se al momento sembra vietato farne parola.
E invece è proprio di quei diritti che bisogna parlare. Perché se Meloni dice “A” (“Non intendo abolire la legge 194”, ipse dixit) , i colleghi di partito fanno “B”.
Proprio ieri, dopo tanto parlare di aborto e diritto di accesso all’aborto sicuro, in Liguria, Fratelli d’Italia non ha votato un ordine del giorno, proposto dal consigliere Roberto Arboscello Pd, e poi sostenuto dalla maggioranza del consiglio regionale, che impegna la giunta a garantire il pieno diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. È successo durante la seduta del consiglio: il documento, sostenuto e votato dallo stesso presidente della Regione, Giovanni Toti, e approvato con 21 voti favorevoli, ha però diviso la maggioranza di centrodestra, ricevendo tre astensioni e sei voti “non espressi”.
Quindi questo diritto all’aborto sicuro e legale lo garantiamo e proteggiamo, sì o no? Quale sarà la linea di Meloni sui diritti? Perché a leggere l’articolo di una più che mai ringalluzzita Silvana De Mari su La Verità (psicoterapeuta e scrittrice, diventata negli ultimi anni volto di riferimento del movimento No Vax, la ricorderemo tra le varie cose per la condanna della Corte D’Apello per “diffamazione omofoba” ) sembra che l’avvento di Meloni al governo poterà non poche novità.
Partiamo dai bambini, secondo la dottoressa, “non sarà legale fabbricarli, farli nascere già orfani di un genitore, adottarli, farli vivere con individui dello stesso sesso che si scambiano pratiche erotiche” (gli eterosessuali non fanno l’amore? ndr).
Proseguiamo con le unioni civili, secondo De Mari “non saranno trasformate in matrimonio e non saranno quindi nemmeno beatificate. Sarà lecito criticarle” (cosa che mi pare sia avvenuta senza troppi problemi finora). Comunque, cari amici non binari, non eterosessuali, scordatevi il matrimonio. Sarete sempre uniti sotto il segno del peccato e per la legge varrete come coppie di serie B. Lo dice De Mari. Perché, sostiene, “non è vero che tutti gli amori si equivalgono”.
La 194 non sarà toccata sostiene De Mari, e fin qui con Meloni la linea regge. Però, attenti ai però. “Anche qui ci allontaniamo dal baratro: che l’aborto sia dichiarato un diritto, permesso quindi anche al nono mese, con divieto di obiezione di coscienza per tutti”. Lo scopo dei pro life alla De Mari è che, cito testualmente, “l’aborto diventi inconcepibile”. Come? Con un magnifico processo di colpevolizzazione della donna, e questo lo dico io. Perché i pro life della schiera De Mari non intendono modificare la legge, ma girarci intorno. De Mari e i pro life vogliono “un consenso informato degno di questo nome, decente, completo”. Che nei fatti si sostanzia così: “la madre deve prendere visione di quello che sta chiedendo di togliere dal suo ventre” e se non lo fa dovrà “ascoltare il battito del cuoricino” (dell’embrione ndr). Perché “l’aborto è l’assunzione di responsabilità feroce”.
Vi ricorda qualcosa? La scorsa settimana, il governo ungherese di Viktor Orban ha varato una legge che obbliga tutte le donne che vogliono abortire ad ascoltare il battito del cuore del feto. Il tema è diventato oggetto di dibattito in Italia, quando l’alleanza Verdi-Sinistra Italiana ha raccolto alcune segnalazioni secondo cui questa pratica sarebbe già arrivata anche in Umbria. Segnalazioni presto smentite dalla Regione a guida Fratelli d’Italia. Nella nota si precisa che «in nessuna azienda sanitaria o ospedaliera della Regione Umbria risulta che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto». La Regione, poi, ha chiesto a chi avesse conoscenza di queste pratiche di specificare meglio il luogo dove si sarebbero verificate, così da «permettere alle autorità sanitarie di procedere con le opportune verifiche».
Tirando le somme, qualcosa non quadra. Rispetto alle dichiarazioni ufficiali, gli uomini e le donne di Fratelli d’Italia agiscono ancora sotto il peso degli elettori pro life e pro famiglia tradizionale che oggi festeggiano la vittoria di Meloni. Mentre la leader abbraccia, almeno per il momento, una condotta moderata, supportata dai tanti articoli in cui familiari e amici si sgolano per affermare un’immagine rassicurante: “Non è vero che mia sorella è contro l’aborto”, dice Arianna Meloni a La Stampa.
Ma allora a chi credere? Lo chiediamo alla futura premier. Cara Meloni, cosa vuole per le donne, per le coppie Lgbt e per chi vuole vivere la sua vita libero di autodeterminarsi?
Leggi l'articolo originale su TPI.it