In Italia se guidi senza cintura di sicurezza ti prendi fino a a 323 euro. Se parli al telefono mentre guidi ti può andare perfino peggio: si va dai 165 ai 661 euro. Se bestemmiate in pubblico sono 309 euro. Attenzione, ognuna di queste sanzioni va pagata ogni volta che ti beccano. Se invece non ti sottoponi all’obbligo vaccinale omeopatico partorito dal tiepido governo Draghi paghi 100 euro una tantum. Non male. Basterebbe questo confronto per rendersi conto di quanto sia risibile, fallimentare e solo di facciata la decisione del governo dei migliori che ancora una volta decidono di affrontare un problema svicolando, adagiandosi ai tentacoli eterogenei dei suoi partiti di maggioranza (che sono quasi tutti) per decidere di non decidere.
Siamo alle solite. Il governo non ha la forza per riuscire a inforcare una strada che sia chiara, perseguita con fermezza e insiste con decreti che sono un’accozzaglia di mezze decisioni. Tra l’altro sorge anche un dubbio di natura costituzionale: quanto è lecito ipotizzare due diverse sanzioni in base allo status lavorativo del “colpevole”? Se “l’illecito” compiuto è lo stesso quanto è lecito secondo Costituzione punirlo con pene e sanzioni diverse?
E poi: davvero si pensa di spingere le persone a vaccinarsi sventolando una possibile multa di 100 euro senza tenere conto che sono le stesse persone che spendono centinaia di euro in tamponi o cifre intorno ai 500 euro per avere un Green Pass falso?
Ma il vero capolavoro politico di un obbligo vaccinale che è solo a metà e che si riesce a scavalcare con una banconota da 100 euro è quello di avere scontentato tutti: sono scontenti i pro vaccino che irridono la misura (Burioni la definisce una «buffonata grottesca da Governo che si credeva serio») e ovviamente si soffia su chi vede nel governo un presunto artefice di una “dittatura sanitaria”. Ma a stupirsi del pessimo risultato sono solo quelli stoltamente convinti che il governo Draghi potesse essere davvero ciò che si raccontava. Un governo con dentro forze così diverse (e sempre pronte alla campagna elettorale) inevitabilmente sarebbe finito per sciogliersi come neve al sole di fronte alle differenze. E, piaccia o no, non è certo Mario Draghi a poter mantenere a lungo lo status quo di un “tutti d’accordo” che è politicamente innaturale e perfino dannoso. La lezione quindi vale per tutti gli apostoli del taumaturgo: fare politica significa avere a che fare con la politica e assumersi responsabilità politiche. Ogni “governo di tutti” finisce sempre malamente per essere il governo di nessuno e solo un uomo con un troppo alto giudizio di se stesso può credere di usare il Parlamento e le diversità dei suoi partiti come cani ammaestrati da tenere a cuccia.
A proposito non so se avete notato che lentamente qualche fervido sostenitore di Draghi e del suo governo sta abbandonando la nave cercando di non farsi notare troppo. Sono gli stessi che nelle scorse settimane accoglievano scandalizzati qualsiasi articolo critico nei confronti del loro santone. Teneteli bene a mente: sono gli stessi pronti ad accorrere al prossimo padrone.