“Vorrei cambiare la sede nazionale del Pd, spostarla da via del Nazareno”. È l’annuncio a sorpresa del nuovo segretario del PD Nicola Zingaretti, intervistato da Fabio Fazio nella trasmissione Che tempo che fa.
L’intento di Zingaretti è chiaro: “Sbaraccare il Nazareno, la sede del Pd situata a due passi da piazza di Spagna, nel cuore di Roma, e aprirne un’altra, in una zona lontana dai palazzi del potere, per dare così il segno che si torna in mezzo alla gente. Un primo passo per togliersi lo stigma di “partito della Ztl”.
La nuova sede dei dem dovrebbe avere “una libreria a pianterreno, un open space visibile dall’esterno” e dovrebbe essere “popolata di giovani intenti a lavorare su ‘forum tematici’. L’intenzione è replicare il modello in altre città, un coworking delle idee”.
Basta quindi con il partito dei ceti abbienti e dei centri storici. Zingaretti vuole riconquistare le fasce deboli della popolazione, quell’elettorato che il PD ha smarrito nel corso degli anni.
“Cambiare e unità sono le parole d’ordine, il nostro popolo era stanco di illusioni e litigi – ha detto il segretario dem da Fazio – Penso di avere le condizioni nel partito per poter lavorare, sì. Ho molta fiducia, ma spalancherò porte e finestre per costruire una forma partito completamente diversa”.
“Le sedi del Pd devono essere aperte – ha aggiunto – se dobbiamo tornare dalle persone dobbiamo dare dei segnali chiari – ha detto ribadendo l’intenzione di chiudere la sede nazionale del Nazareno, a Roma -. Non bisogna sempre dire venite, dobbiamo andare noi da loro”.
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Zingaretti è intervenuto anche sulla Tav e sulla disputa tra Lega e M5s: “Non so se il governo tiene, ma stanno facendo pagare un prezzo enorme al Paese. Penso non cada sulla Tav, perché hanno fatto pagare agli italiani un prezzo ignobile e sono sembrati degli azzeccagarbugli”.
“La Tav si farà perché il vero capo del governo si chiama Matteo Salvini – ha aggiunto Zingaretti.
Poi la chiosa: “Mi candido a riproporre un nuovo bipolarismo tra il centrodestra e un nuovo centrosinistra che non c’é”.
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