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    Roma sprofonda. L’allarme dell’Ispra: “Ogni due giorni si apre una voragine”

    Credit: Mattia Caruso

    Lo studio dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. La situazione più preoccupante nell zona Est della Capitale

    Di Olimpia Troili
    Pubblicato il 27 Nov. 2018 alle 15:46 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:22

    Roma e le voragini. Un problema noto ai cittadini della Capitale e diventato vero e proprio terrore dopo quanto accaduto il 14 febbraio 2018, quando un cratere profondo dieci metri si è aperto a seguito del crollo del costone di un cantiere in via Livio Andronico, angolo via Lattanzio, nel quartiere della Balduina.

    Le immagini fecero letteralmente il giro del mondo. Poi fu il turno, solo per ricordare gli eventi mediaticamente più rilevanti, della voragine lungo la circonvallazione Appia: un buco di tre metri per cinque, profondo sei, ripreso dalla giornalista Rai Francisca De Candia che stava realizzando delle riprese per lavoro.

    Ora a certificare la pericolosità delle strade di Roma è uno studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che ha mostrato un “notevole aumento dei fenomeni nella Capitale”.

    Negli ultimi dieci mesi del 2018 sono ben 136 le voragini che si sono registrate nelle strade di Roma. Un dato preoccupante se si pensa che già al 31 marzo 2018 il numero dei crateri era praticamente raddoppiato: 21 tra gennaio e marzo 2017; 43 tra gennaio e marzo 2018.

    Voragini a Roma | Perché si aprono

    L’Ispra, nel suo studio, spiega come la causa principali delle ormai continue voragini a Roma è per le numerose cavità presenti nel sottosuolo. Ed è soprattutto la parte Est della città a preoccupare.

    La zona orientale di Roma, infatti, è quelle storicamente più utilizzata per estrarre materiali da costruzione, creando così una vera e propria rete di gallerie sotterranee: in tutto l’Ispra ha censito e poi mappato oltre 32 chilometri di gallerie che corrono sotto la città.

    Ma molte sono le gallerie ancora sconoscute. Solo per fare alcuni esempi, l’Ispra ha citato nel suo ultimo studio tra le cavità mai studiate la grande Catacomba scomparsa di San Felice, sulla Via Portuense, uno dei principali cimiteri della Roma cristiana del IV-V secolo.

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