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Il vescovo di Monreale non permetterà più ai mafiosi di diventare padrini di battesimo e cresima

È stato emanato un decreto diocesano secondo il quale i mafiosi e chi gravita loro intorno non potranno più diventare padrini dei due sacramenti

Di TPI
Pubblicato il 18 Mar. 2017 alle 15:18

È rimbalzata in tutta Europa, dalla testata britannica BBC all’agenzia di stampa francese AFP, la notizia del decreto dell’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, secondo il quale i criminali mafiosi siciliani non avranno più accesso al sacramento del battesimo e della cresima in qualità di padrini.

Secondo il decreto voluto da Pennisi nell’ultimo Consiglio presbiteriale diocesano “non possono essere ammessi all’incarico di padrino di battesimo e di cresima coloro che si sono resi colpevoli di reati disonorevoli o che con il loro comportamento provocano scandalo; coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso o ad associazioni più o meno segrete contrarie ai valori evangelici ed hanno avuto sentenza di condanna per delitti non colposi passata in giudicato”.

Si tratta di un decreto in linea col Codice di diritto canonico della Chiesa cattolica che nel canone 874 prevede che per avere accesso all’incarico di padrino “vi sia una condotta di vita conforme alla fede e all’incarico che si assume. Tutti coloro che, in qualsiasi modo deliberatamente, fanno parte della mafia o ad essa aderiscono o pongono atti di connivenza con essa, debbono sapere di essere e di vivere in insanabile opposizione al Vangelo di Gesù Cristo e, per conseguenza, alla sua Chiesa”. 

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L’arcidiocesi di Monreale, cittadina situata a pochi chilometri da Palermo, comprende un vasto territorio storicamente considerato ad alta densità mafiosa, dove è possibile trovare Corleone, paese che ha visto nascere Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e molti altri.

Prima dell’emanazione di questo decreto, l’arcivescovo Pennisi, all’inizio del mese di febbraio 2017 aveva già rimproverato il comportamento del parroco di Corleone, che aveva permesso al condannato a 8 anni e 10 mesi Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss di Cosa Nostra Totò Riina, di battezzare una sua nipote dopo aver ricevuto a sua volta il sacramento della cresima a dicembre 2016 in Veneto, a Padova.

“La mafia ha sempre preso il termine ‘padrino’ dalla Chiesa per dare ai loro boss un’aria di religiosa rispettabilità. Quando in realtà i due mondi (la Chiesa e la mafia, ndr) sono del tutto incompatibili”, ha dichiarato Pennisi all’agenzia francese AFP.

“Se uno di loro ammette di avere sbagliato, e chiede di essere perdonato per il male che ha fatto, in quel caso possiamo discutere di una strada verso la conversione”, ha poi proseguito il vescovo siciliano.

Lo stesso Papa Francesco il 21 giugno 2014, nella Piana di Sibari in Calabria, ha apertamente considerato i mafiosi come “scomunicati”. 

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