È scoppiata una polemica tra Juan Guaidò, presidente autoproclamato del Venezuela, e il Governo italiano, in particolare l’ala del Movimento Cinque Stelle [qui le ultime notizie sulla crisi venezuelana].
Lo scontro è nato in seguito ad alcune affermazioni fatte da Manlio Di Stefano, sottosegretario M5S agli Esteri, che ha dichiarato che “l’Italia non riconosce Guaidò come presidente”. Guaidò ha risposto piccato e poco dopo il vicepremier Luigi Di Maio, leader dei Cinque Stelle, ha controreplicato, ribadendo la linea di Di Stefano.
Il botta e risposta non è stato commentato, almeno per il momento, dalla Lega, notoriamente schierata con Guaidò.
“L’Italia non riconosce Guaidò perché siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi terzi possano determinare le politiche interne di un altro Paese. Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite”, ha detto il sottosegretario in un’intervista all’emittente Tv2000. “Oggi il più grande interesse che abbiamo è quello di evitare una nuova guerra in Venezuela. Stesso errore che è stato fatto in Libia, oggi riconosciuto da tutti. Dobbiamo evitare che succeda lo stesso in Venezuela”.
A queste parole Guaidò ha risposto durante un’intervista concessa al Tg2. “In Venezuela oggi non c’è il rischio di una seconda Libia, consiglio al sottosegretario Di Stefano di informarsi. Non c’è questo rischio perché oggi il 90 per cento dei venezuelani vuole il cambiamento”, ha affermato il presidente del Parlamento venezuelano, che il 23 gennaio si è autoproclamato “presidente ad interim” del Venezuela, sfidando apertamente il capo di Stato Nicolas Maduro.
Guaidò si è rivolto anche ai membri italiani del Parlamento europeo che “non hanno sostenuto la risoluzione Ue” volta a riconoscere il presidente ad interim: “Questo denota un po’ di scarsa conoscenza di quello che succede in Venezuela”, ha commentato.
“Anche l’Italia può fare molto per il mio Paese. In Venezuela i giorni si contano in vite: in persone assassinate dal regime, uccise dalla fame o lungo il viaggio a piedi fino in Ecuador”, ha aggiunto Guaidò.
Al Parlamento europeo i deputati M5S hanno votato contro la risoluzione pro-Guaidò, mentre quelli della Lega si sono schierati a favore del documento.
Poche ore dopo è arrivata la controreplica da parte del vicepremier M5S Luigi Di Maio. “Il cambiamento lo decidono i cittadini venezuelani. Noi siamo dalla parte della pace e della democrazia, quindi dobbiamo creare tutti i i presupposti per favorire nuove elezioni”, ha detto Di Maio.
“Visto e considerato che siamo già stati scottati in questi anni da interventi di ingerenze di Stati occidentali in altri Stati, non vogliamo assolutamente arrivare al punto di riconoscere un soggetto che non è stato votato dal popolo come presidente della Repubblica. Al netto che non riconosciamo neanche Maduro”, ha ribadito il vicepremier. “Su questo l’Italia continua a sostenere una azione diplomatica e di mediazione con gli altri Stati per arrivare a un processo che porti a nuove elezioni ma senza ultimatum”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it