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C’è uno storico cantautore della sinistra che sta con Salvini sul caso Diciotti

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 5 Mar. 2019 alle 17:35 Aggiornato il 5 Mar. 2019 alle 17:40

Il cantante Antonello Venditti ha espresso il suo sostegno nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini, in merito al caso della Diciotti.

“Ha agito in nome di un superiore interesse nazionale, l’hanno capito tutti. Tutta Europa”, ha detto l’artista in un’intervista a Vanity Fair.

“In Italia invece siamo alla Procura X che manda un avviso di garanzia e in questa confusione di linguaggio e di poteri, alla fine, le ragioni di chi grida allo scandalo sono deboli, perdenti, inutili. Vuoi smontare un governo per l’alzata di scudi di una Procura? Dove pensi di andare?”.

Secondo Venditti il merito di Salvini è di sapere palare “il linguaggio dell’epoca in cui vive”, motivo per cui è riuscito ad avere tutto questo successo.

“Sarebbe interessante trovare un giovane uomo o donna di sinistra che abbia la capacità di comunicare con gli altri come fa Salvini. Lui muta. Mette una felpa della Polizia e diventa poliziotto. Ha una capacità di immedesimazione fenomenale. È credibile”.

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Gli elogi di Venditti nel corso dell’intervista si sono diretti anche verso Ultimo, cantante che durante Sanremo aveva ricevuto l’endorsment del leader della Lega.

Venditti ha affermato di rivedere se stesso nel giovane artista: “Ultimo è molto simile a come ero io alla sua età. Io sto con lui, e con me tanti altri”.

Nell’intervista, Venditti non ha parlato solo di politica, soffermandosi anche sul suo passato e sul rapporto con la madre, ricordando quanto il suo peso abbia condizionato la sua vita.

“Ero tra quelli che sentivano le risatine al loro passaggio e se una ragazza mi sorrideva neanche ci credevo. Mi chiamavano ‘Cicciabomba’, pesavo quasi 100 chili”.

“Mia madre sperava nei miei fallimenti, considerava le mie canzoni poco meno che spazzatura e a mio padre Vincenzo, convinta di non essere ascoltata, diceva di me: ‘Il ragazzo è cretino’. Era talmente poca la stima che avevo di me che mi attaccavo all’unico vizio che mi era concesso: il cibo. Mangiavo tutto il giorno. Arrivato a 94 chili, ma forse anche a 98, dissi basta: ‘Ma non vedete che sono un baule?'”.

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