Unicredit, la più grande banca italiana, ha annunciato un aumento di capitale di 13 miliardi di euro e il taglio di 14mila posti di lavoro nei prossimi due anni, con l’obiettivo di migliorare la sua solidità finanziaria e patrimoniale.
L’istituto di credito intende avviare un processo di riduzione del rischio, che prevede una cartolarizzazione di 17,7 miliardi di sofferenze, ossia la trasformazione in titoli negoziabili sul mercato di crediti deteriorati della banche – quelli che i debitori non riescono più a ripagare del tutto o regolarmente.
Unicredit pianifica di chiudere circa un quarto delle sue 3.800 filiali, con una riduzione complessiva della forza lavoro dell’11 per cento, che in Italia riguarderà un quinto dei dipendenti.
La decisione arriva in una settimana difficile per il sistema bancario italiano, per la crisi del Monte dei Paschi di Siena, la terza banca più importante del paese, che rischia di dovere essere salvata dal governo.
Dopo gli stress test dell’estate 2016, Unicredit era emersa come una delle banche a rilevanza sistemica globale meno in salute in Europa. Dopo l’annuncio del nuovo piano le sue quotazioni in borsa sono scese, per poi guadagnare oltre l’8 per cento a Piazza Affari nel corso della mattinata del 13 dicembre.
Rispetto all’inizio dell’anno le azioni hanno perso quasi metà del loro valore.
“Abbiamo sviluppato un piano pragmatico basato su presupposti prudenti, con obiettivi concreti e raggiungibili”, annuncia l’amministratore delegato di Unicredit Jean Pierre Mustier. “Stiamo attuando misure decise per gestire i problemi, ereditati dal passato, dei crediti deteriorati lordi”.
L’obiettivo della banca è di aumentare il suo capital ratio (l’indicatore della solidità patrimoniale di una banca) sopra il 12,5 per cento e raggiungere utili pari a 4,7 miliardi di euro entro il 2019.