Gli spazi sono quelli del Presidio umanitario tiburtino della Croce Rossa Italiana, in via del Frantoio. L’iniziativa è stata organizzata dai volontari di Baobab Experience, in collaborazione con i Pittori anonimi del Trullo. Ma i veri protagonisti sono loro, i ragazzi e le ragazze accolti nel centro, in attesa di essere riallocati o di avviare le pratiche per la richiesta di asilo.
Lo scorso 11 febbraio, il corridoio della struttura si è trasformato in un vero laboratorio di murales. I Pittori anonimi, un gruppo di artisti residenti al Trullo che da anni ridanno vita ai quartieri periferici di Roma, hanno colorato la parete a colpi di pennello (usando il giallo, l’arancione e il rosso), per poi lasciare spazio ai ragazzi.
Su un altro muro, invece, è stato posizionato dello scotch per creare diverse forme geometriche. Anche in questo caso, gli ospiti del centro hanno potuto dipingere scegliendo la tonalità che preferivano. Durante il pomeriggio, il giovane artista Pier the Rain, ha dato il suo contributo, disegnando a mano libera, a matita, delle figure astratte.
L’iniziativa si ripeterà ogni sabato e permetterà ai migranti di dare libero sfogo alla loro creatività. Il laboratorio si inserisce nell’ambito di una serie di attività che Baobab Experience sta portando avanti insieme alla Croce Rossa Italiana (CRI).
Gli operatori della CRI assicurano, prima di tutto, vitto, alloggio, assistenza medica, corsi di lingua e cultura italiana e informazioni utili (fornite con l’aiuto di un mediatore culturale) sulle procedure da seguire per ottenere lo status di rifugiato. Ci sono, poi, altre associazioni attive sul territorio che offrono assistenza, oltre che volontari e studenti stranieri che si uniscono periodicamente a quelli italiani.
I volontari del Baobab, impegnati da sempre nell’accoglienza dei transitanti (da via Cupa a Piazzale Spadolini), in questo contesto si occupano dell’orientamento, fornendo un supporto legale e un sostegno umano e, appunto, garantendo delle attività ricreative (BAOcorsi). Sono ormai tanti gli appuntamenti fissi: corsi d’inglese e tedesco, lezioni di disegno, chitarra, percussioni e fotografia.
“Abbiamo iniziato con corsi settimanali che si ripetono da oltre un mese. A un certo punto, guardando le pareti spoglie del centro, abbiamo pensato che fosse una buona idea decorarle”, spiega Marzia Di Mento, volontaria del Baobab. Da qui, l’incontro con i Pittori anonimi che si sono mostrati subito disponibili.
E anche la reazione dei ragazzi è stata positiva. “I ragazzi sono molto contenti. Hanno sempre un freno iniziale e fanno fatica a pensare di dedicarsi ad un’attività continuativa, perché si sentono un po’ ‘provvisori’. Ma nel momento in cui si lasciano coinvolgere tirano fuori un grande entusiasmo”, racconta Marzia.
In una struttura come quella della Croce Rossa, dove i migranti sono solo di passaggio, in vista dell’inserimento in un centro d’accoglienza per richiedenti asilo o di essere trasferiti all’estero, un laboratorio di murales può sicuramente essere d’aiuto.
“Queste persone vengono trattate come problemi, come pacchi da spostare da una parte all’altra e come numeri. Difficilmente vengono considerati persone da quando partono fino a quando arrivano. Dargli la possibilità di svolgere un’attività che li coinvolga in prima persona, potendo decidere in autonomia che colore usare e cosa rappresentare, gli restituisce dignità di persone”, conclude Marzia.
“Torneremo tutte le settimane. Il laboratorio prevede che i ragazzi trascorrano del tempo insieme condividendo un progetto comune. L’obiettivo è rendere accogliente questo posto che è il luogo in cui vivono. Qualcuno di loro andrà via tra poco, ma lo renderà accogliente per chi arriverà”, assicura Mario D’Amico, colonna portante dei Pittori Anonimi.
La struttura oggi ospita oltre 80 persone provenienti da diverse paesi: Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan. La maggior parte sono uomini, ma ci sono anche molte donne, di solito più reticenti a partecipare a questo tipo di attività. Spesso, alle numerose iniziative proposte dal Baobab partecipano anche i migranti che dormono nelle tende, a Piazzale Spadolini, alle spalle della Stazione Tiburtina.
Tra i migranti accolti nel centro c’è un ragazzo che parla arabo, italiano e un po’ di inglese. Quando il laboratorio di murales sta per concludersi, prende una matita e si avvicina a un muro bianco. Disegna una donna incinta che tiene un cesto sopra la testa. Lo saluto con questa immagine della sua Africa, dandogli appuntamento a sabato prossimo, per un altro pomeriggio a colori.
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*A cura di Alice Passamonti
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