A 53 giorni dalle elezioni, l’Italia brucia; la politica non capisce. Mario Calabresi in un editoriale su La Stampa fa un’analisi del risultato deludente del Pd, “un disastro” che ha radici lontane, e invita l’elettorato ad ascoltare i propri elettori.
“Un partito di maggioranza in Parlamento che propone un suo candidato alla presidenza della Repubblica, trovando il voto degli avversari ma non riuscendo a portare i suoi, è la logica conseguenza di ciò che è avvenuto negli ultimi cinque mesi. È figlio della mancanza di coraggio e di idee forti, chiare e comunicate in modo convincente.
Per questo il Pd non ha vinto le elezioni, per questo non si è ancora riusciti a formare un governo, per questo ha una base divisa, arrabbiata, incredula o sgomenta. Bersani non ha fatto altro che cercare di prendere tempo, di rinviare. Già in campagna elettorale non era stato capace di dare un messaggio riconoscibile, un’indicazione di rotta per il Paese e gli italiani, una ricetta di speranza e di cambiamento comprensibile a tutti.
Non c’erano i numeri per governare. Ha corteggiato Grillo. Ma ciò non è servito a costruire nessun progetto. Si è trovato davanti a un bivio: dialogare con Berlusconi o ‘forzare’ la situazione puntando alla maggioranza assoluta della quarta votazione. Nessuna delle due strade è stata scelta. Ha preferito rimanere nel limbo.” Quando finalmente arriva l’apertura di Grillo, Bersani raggiunge un accordo con Berlusconi.
“Un accordo che però non è mai stato spiegato, nelle sue linee, nel suo progetto e nemmeno nelle sue conseguenze. Un accordo che portava a eleggere Franco Marini senza far comprendere all’opinione pubblica ma nemmeno ai propri parlamentari il significato e il senso della scelta. Eppure la storia di Marini aveva elementi degnissimi che avrebbero contrastato l’ondata che si è riversata su di lui: un alpino che ha passato la vita a preoccuparsi del lavoro, un uomo dai gusti semplici che probabilmente avrebbe fatto partire il suo settennato nel Sulcis o tra le vittime dell’Ilva a Taranto. Nulla di ciò è stato offerto al Paese.”
“Viviamo un tempo in cui i cittadini pretendono di capire. Le persone vogliono al Quirinale qualcuno di cui capiscono il senso, di cui possono apprezzare il percorso e di cui si possono fidare. È vero che le forze politiche hanno il dovere di scegliere, indicare e governare. Ma se non si è capaci di guidare allora è giusto farsi da parte o perlomeno cercare di ricostruire la propria parte del campo partendo dal basso, restituendo la parola alla base. In questo caso la base sono i grandi elettori della coalizione di centrosinistra.“