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Le ultime parole di Fabo prima di morire

Nel 2014 Fabiano Antonioni rimase vittima di un incidente stradale, diventando cieco e tetraplegico. Da allora chiedeva l'eutanasia per porre fine alle sue sofferenze

Di TPI
Pubblicato il 27 Feb. 2017 alle 12:34 Aggiornato il 27 Feb. 2019 alle 13:17

Fabiano Antonioni è morto il 27 febbraio 2017. “Ha scelto di andarsene rispettando le regole, di un paese che non è il suo”, scriveva Marco Cappato, esponente radicale dell’associazione Luca Coscioni, attraverso Twitter, dopo aver accompagnato in Svizzera il giovane ex dj che da tempo chiedeva l’eutanasia per poter dare seguito alla sua richiesta.

Prima di andarsene, Fabiano, o Fabo come tutti lo chiamavano, ha lasciato un video con un suo audio in cui ringrazia Marco Cappato per l’aiuto.

“Sono finalmente arrivato in Svizzera”, dice Fabo nel messaggio diffuso dall’associazione Coscioni. “E ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille”.

L’anniversario della morte di dj Fabo cade proprio il giorno in cui le Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera iniziano le audizioni degli esperti sulla proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’Eutanasia presentata da Ass. Coscioni con altre organizzazioni nel settembre del 2013.

Ora son 130mila le firme dei cittadini che chiedono una legge, oltre ai congiunti dei 1.000 malati che ogni anno sono costretti, per l’impossibilità di ricorrere alla “dolce morte”, a cercare nel suicidio la loro “uscita di sicurezza” da sofferenze fisiche intollerabili.

“Dopo due anni possiamo dire che i suoi messaggi sono stati ascoltati, dagli italiani prima e dalla Corte costituzionale poi – dichiara Marco Cappato, tesoriere Associazione Luca Coscioni.

“Ora finalmente anche il Parlamento si è fatto vivo, ma sono rimasti solo sette mesi di tempo per una buona legge sull’aiuto alla morte volontaria. Se non arriverà la legge, continueremo ad aiutare le persone a far valere i propri diritti fondamentali. Personalmente posso solo dire che rifarei quello che ho fatto, e che  – con Mina Welby e Gustavo Fraticelli – lo rifaremo ancora se sarà necessario”.

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