La proposta di reddito di cittadinanza presentata nella scorsa legislatura dal Movimento Cinque Stelle “prevedeva che a tale misura potessero accedere i cittadini italiani o di uno stato membro dell’Unione europea residenti sul territorio nazionale”.
Lo ha detto il ministro dell’Economia Giovanni Tria durante il question time al Senato, aprendo di fatto alla concessione del sussidio anche agli stranieri.
Il reddito di cittadinanza, ha spiegato Tria, può essere erogato a cittadini non italiani “purché i rispettivi paesi di origine abbiano sottoscritto intese bilaterali di sicurezza sociale con l’Italia”.
Inoltre “il richiedente deve essere cittadino dell’Ue, titolare del diritto di soggiorno o cittadino di paesi terzi con permesso di soggiorno di lungo periodo nell’Unione, e deve essere residente in Italia in via continuativa da almeno 2 anni”.
Tria, in Senato, ha parlato anche del controverso tema della pace fiscale: “Parlare di pace fiscale non significa varare nuovi condoni, ma pensare a un fisco amico del contribuente che favorisca l’estinzione dei debiti” ha detto.
E ha aggiunto: “A causa della necessità di approfondimenti tecnici per le soluzioni al vaglio non è allo stato possibile fornire una stima attendibile puntuale degli effetti di gettito”.
Rispondendo a un’interrogazione di Forza Italia in cui si ricordava che il governo si è impegnato a impedire l’aumento delle aliquote Iva previsto dalle clausole di salvaguardia, il ministro dell’Economia ha precisato: “Nell’attività istruttoria fin qui svolta, in stretto raccordo con la presidenza del Consiglio dei ministri e con i colleghi di governo, si sta operando nel pieno rispetto delle risoluzioni sul Documento di economia e finanza approvate da Senato e Camera nello scorso mese di giugno”.
“L’obiettivo dell’esecutivo è di assicurare una graduale realizzazione di interventi di politica economica contenuti nel contatto di governo, compatibilmente con le esigenze di mantenere l’equilibrio dei saldi strutturali di finanza pubblica”, ha concluso Tria.