La ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha rilasciato un’intervista al quotidiano cattolico Avvenire in cui sostiene posizioni nettamente diverse rispetto a quelle del collega Matteo Salvini, ministro dell’Interno, in particolare sul tema migranti.
Trenta sottolinea che “la parola accoglienza è bella”, che “la strada non è chiudere” e che c’è stata una “eccessiva demonizzazione” delle organizzazioni non governative (ong), lanciando quindi anche una critica velata alla linea dura assunta finora dal Viminale.
L’intervista è stata pubblicata sull’edizione del giornale in uscita mercoledì 11 luglio 2018.
Già nei giorni precedenti c’erano state presunte frizioni fra la ministra e il collega di governo Salvini (qui tutti gli aggiornamenti sul governo).
Quest’ultimo aveva dichiarato di voler chiudere i porti italiani alla navi delle missioni internazionali e fonti della Difesa gli avevano risposto che la decisione non è di competenza del ministero dell’Interno.
Martedì 10 luglio, inoltre, il caso della nave italiana Vos Thalassa, che ha soccorso 67 migranti alla deriva in acque libiche, ha fatto trapelare divergenze anche tra Salibini e il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli.
Dal ministero della Difesa è stato assicurato che “non c’è nessun caso Trenta-Salvini” e che “il governo rema unito e compatto verso la stessa direzione”.
La posizione espressa dalla ministra ad Avvenire, peraltro, sembra in netto dissenso rispetto alla linea del leader leghista.
“Il Mediterraneo è sempre stato un mare aperto e continuerà ad esserlo”, dice la ministra. “L’apertura è la sua ricchezza. La strada è regolamentare, non chiudere”.
“La parola accoglienza è bella, la parola respingimenti è brutta”, afferma la titolare della Difesa, che poi aggiunge: “Accogliere si può declinare in mille maniere. E si può, anzi si deve, legare accoglienza a legalità”.
“L’Italia non si gira dall’altra parte. Non l’ha fatto e non lo farà”, assicura Trenta. “C’è il diritto di assicurare un asilo a chi fugge dalla guerra. E il diritto di arrivare e trovare un lavoro. Ho guardato cento volte le foto di migranti e ho pensato sempre una cosa: una famiglia che mette un figlio su un barcone sperando di regalargli la vita va solo aiutata”.
Poi parla del ruolo delle ong: “Dico basta a una eccessiva demonizzazione che non mi convince e non mi piace”, osserva. “Ci sono una maggioranza di organizzazioni luminose. Poi c’è anche qualche mela marcia che sfrutta l’emergenza migranti per fare business. La sfida, lo ripeto, è coniugare accoglienza e rigore. E capire che a volte si agisce per il bene e non sempre si arriva al bene. Soprattutto se manca un’azione coordinata”.
Nell’intervista la ministra affronta anche il tema dell’acquisto dei jet F35: nei giorni scorsi la esponente del governo aveva dichiarato che l’Italia non ne acquisterà ma che non potrà sottrarsi ai contratti siglati dai precedenti esecutivi.
“Una eredità complicata e io, con grande onestà, posso solo dirle che non sono così sicura che avrei fatto quella stessa scelta”, rimarca Trenta. “Ora però abbiamo preso degli impegni e per cambiare linea serve riflessione e responsabilità. Bisogna valutare i pro e i contro. Bisogna pensare e solo dopo decidere”.