“Dove l’ha letto, su Topolino?”. “Leggi qualche libro in più, oltre a Topolino”. “I numeri dei giornali? Attendibili come Topolino”. No, non sono battute che abbiamo sentito mentre eravamo in fila alla cassa, in macelleria o al supermercato. Sono tutte frasi realmente pronunciate da alcuni esponenti della politica italiana.
Dopo aver fatto finta di non sentire la prima volta e aver portato pazienza la seconda, alla terza volta gli autori del magazine – uno dei fumetti più famosi e letti del mondo – hanno deciso di dire basta e manifestare tutto il loro dissenso: “Con noi hanno iniziato a leggere tre generazioni”, è il succo del loro discorso. Dunque: “Portateci rispetto e smettete di utilizzarci come esempio di ignoranza per insultare qualcuno”.
Nell’ultimo mese, infatti, tra programmi tv e post sui social, tanti esponenti della politica italiana hanno nominato Topolino. E sempre come metro di paragone negativo per attaccare un avversario politico. Per tanti, evidentemente, leggere Topolino equivale a dedicarsi a un’attività non solo poco impegnativa, ma anche per niente valida dal punto di vista intellettuale.
A far partire questa spirale era stato, il 2 marzo, l’esponente del Pd Carlo Calenda, che su Twitter aveva risposto a un attacco di Maurizio Gasparri. “Inedito attacco di Calenda al direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano – scriveva Gasparri – ma tra i due, a svantaggio del primo, c’è una montagna di libri letti e scritti di differenza”. La risposta di Calenda era stata al veleno: “Le montagne di libri sono più basse o più alte di quelle lette da Salvini secondo lo stesso Sangiuliano? Includi Topolino?”.
Qualche tempo dopo, il 18 marzo, lo stesso Matteo Salvini, mentre commentava le critiche alla Flat Tax fatte da alcuni quotidiani, diceva: “I numeri dei giornali hanno l’attendibilità di Topolino”. Il neo-segretario del PD, Nicola Zingaretti, è incappato in una frase molto simile: “La Flat Tax? È una bufala da Paperon dè Paperoni”.
Qualche giorno fa, poi, il filosofo Massimo Cacciari a CartaBianca, su Rai 3, durante un confronto con il giornalista Maurizio Belpietro ha detto: “Se la gente avesse letto qualche libro in più oltre a Topolino, capirebbe molte cose”.
È stata proprio l’ultima esternazione che, cumulata alle altre, ha scatenato la reazione degli autori di Topolino: “Un settimanale che ha avviato alla lettura almeno tre generazioni di italiani – ha scritto su Facebook Francesco Artibani, autore Disney dal 1992 – diventa oggi un esempio negativo da citare con disprezzo. Se affermassi che i politici sono tutti ladri, i giornalisti dei pennivendoli e i filosofi dei gran chiacchieroni pieni di idee fumose e incomprensibili direi delle banalità offensive. È per questo che è ora di pretendere rispetto per questo lavoro”.
“Topolino fa parte di me. Disegno fumetti grazie a Topolino, ho iniziato a leggere grazie a Topolino e questo mi ha permesso di approcciarmi a lettura via via più complesse. Grazie Topolino e grazie anche a chi lo denigra per farsi bello, perché Topolino mi ha insegnato ad accettare chi la pensa diversamente da me”, ha scritto il disegnatore Francesco D’Ippolito.
Amaro il commento del direttore del magazine, Alex Bertani: “C’è una distorsione riguardo quello che Topolino è – ha detto a repubblica.it -. Sì, è un giornale per bambini, ma questo non significa che debba essere banalizzato o mortificato. Dispiace un po’ che persone competenti e preparate parlino con tanta leggerezza di uno strumento che è stato capace, nei suoi ormai 70 anni di vita editoriale, di iniziare alla lettura generazioni di lettori, contribuendo spesso alla formazione di un loro forte senso critico”.
Sul web, ovviamente, anche tanti lettori si sono schierati a favore di Topolino: “Ha insegnato tanto ai ragazzi delle varie generazioni – si legge in un post su Twitter – attraverso anche le parodie dei grandi classici della letteratura, ignoranti sono quelli che non lo hanno ancora capito!”.