L’approvazione al Senato del decreto Genova è stata segnata dalle polemiche per l’esultanza con il pugno del ministro dei Trasporti e Infrastrutture, Danilo Toninelli.
Il ministro è stato ripreso dalla presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ed è stato attaccato da più parti per un comportamento giudicato poco consono e poco rispettoso nei confronti delle vittime del disastro del ponte Morandi.
Il tutto in un clima che già prima della votazione era infuocato anche per via delle frizioni che avevano segnato il Movimento Cinque Stelle nella fase della discussione in commissione.
“Mi dicono che Toninelli avrebbe gesticolato in modo non molto commendevole per un ministro e io devo necessariamente riprendere certi atteggiamenti non commendevoli che non possono essere riprodotti in questa aula”, ha detto la presidente Casellati. “Invito tutti ad avere un comportamento corretto per rispetto delle istituzioni. Questa prova di indisciplina non vi fa onore”.
“Toninelli non venga più in quest’aula ad alzare i pugni! Non glielo permetteremo”, ha dichiarato la capogruppo di Forza Italia, Anna Maria Bernini.
Il ministro è stato invece difeso dal capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Stefano Patuanelli: “Penso che un piccolo gesto di giubilo dopo l’approvazione di un decreto così importante restituisca dignità a Genova. Toninelli non ha fatto gesti volgari né inopportuni”, ha detto.
Secondo Andrea Marcucci, capogruppo del Partito democratico, “non è accettabile che sia l’esecutivo a delegittimare questa aula”. Marcucci ha poi chiesto di chiudere “con dignità”, osservando un minuto di silenzio per i morti di Genova: proposta accolta anche da M5s.
Prima del minuto di silenzio, la presidente Casellati ha però detto: “Avrei immaginato una giornata diversa, un’aula diversa, al di là delle opposizioni, perché pesano su tutti quei 43 morti, su tutte le coscienze”.
Durante la discussione del decreto e dopo la sua approvazione, nell’aula di Palazzo Madama si è scatenata la bagarre. Casellati ha tentato di riportare l’ordine: “Tutti devono avere il diritto di dire tutto”, ha detto. “Ma non ci deve essere nessuno atteggiamento non commendevole per rispetto dell’aula. Lo trovo intollerabile, chi urla da una parte e chi dall’altra, le parole vanno al vento e non si sente niente”.
La forzista Bernini ha accusato i Cinque Stelle: “Li abbiamo visti sbeffeggiarci. Noi non gli chiediamo di condividere quello che diciamo, ma almeno di ascoltare”, ha detto facendo riferimento al fatto che il ministro Toninelli avesse ‘giocato con il cellulare’ mentre erano in corso le dichiarazioni di voto. “Noi non accettiamo lezioni”.
Ma il pentastellato Patuanelli ha replicato: “Da noi c’è stata grande responsabilità, abbiamo ascoltato tutti gli interventi delle opposizioni, senza mai interrompere. Oggi il governo e’ stato qui ad ascoltare perché si ascolta con le orecchie e non con le mani o con gli occhi”.
Stendiamo un velo pietoso sul comportamento del ministro Toninelli oggi in Aula e sulla imbarazzata difesa d’ufficio del capogruppo M5S Patuanelli”, ha poi replicato il dem Marcucci. “Il pugno alzato del ministro, quando l’Aula del Senato discute un provvedimento conseguente alla tragedia di Genova, d’altra parte è indifendibile”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it