Ben tre piloni del ponte che attraversa il bacino della diga di Cingoli, comune marchigiano in provincia di Macerata, risultano danneggiati e in caso di terremoto, secondo una perizia, il pericolo di un crollo è pari all’84 per cento. Il sindaco Filippo Saltamartini lancia l’allarme e chiede a gran voce l’immediato intervento sul ponte. Ma Claudio Nenni, presidente del Consorzio di bonifica, ente che ha fatto costruire la diga, denuncia quello che ritiene essere solo inutile allarmismo: “Sono le bugie a fare danni”.
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Lei ha lanciato un allarme molto forte circa il potenziale pericolo che riguarda la diga che attraversa il suo comune. Qual è il problema per il quale sta chiedendo l’attenzione delle autorità nazionali?
Partiamo dal presupposto che la diga di Cingoli è la più grande dell’Italia centrale, alta 67 metri e lunga 280. Nel 1991 sono stati realizzati tre viadotti per poter collegare varie frazioni che prima erano unite da una strada provinciale. L’invaso è stato riempito d’acqua.
Nel 1997 si è scoperto che uno di questi ponti aveva delle fessure in un pilastro, quello numero dieci. La scoperta è stata fatta dal custode della diga, un dipendente del Consorzio di bonifica.
A seguito di questa scoperta il suddetto consorzio, che ha fatto costruire il ponte da una ditta tramite gara d’appalto, avrebbe dovuto pretendere che la ditta stessa lo sistemasse.
Così non è stato e nel tempo le crepe si sono allargate. Quando sono divenuto sindaco, nel 2009 non si sapeva esattamente quali fossero i reali problemi del ponte. Abbiamo così predisposto un gruppo misto di Protezione civile nazionale, regionale e comunale per capire quali fossero i motivi di queste lesioni e screpolature del pilone.
Nel frattempo la diga era stata sommersa per i due terzi dall’acqua. Da questa relazione, che è stata consegnata a luglio del 2012, è emerso che il viadotto lungo 500 metri, con dei piloni alti più di 30 metri, aveva un difetto costruttivo.
Erano stati invertiti gli appoggi e ciò ha provocato le lesioni. Nella relazione si chiedeva di intervenire urgentemente. A pagina 69 del documento, infatti, c’è scritto che “in caso di terremoto il rischio crolli è pari all’84 per cento”.
C’è un problema sulla proprietà. Il ponte è stato costruito dal Consorzio di bonifica, l’area è del ministero dell’Agricoltura e il Comune di Cingoli ce l’ha in uso.
Ho iniziato a scrivere lettere su lettere indirizzate al presidente del Consiglio, al presidente della Regione, ma nessuno mi ha mai risposto. Ho incontrato più volte gli assessori che sono attualmente in carica, ma nessuno ha mai fornito una risposta su questo problema.
(qui sotto la diga di Cingoli. Credit: Asmae Dachan. L’intervista prosegue dopo l’immagine)
I nuovi eventi sismici hanno provocato ulteriori danni?
Il 24 agosto c’è stata la prima scossa sismica. La prima cosa che ho fatto come sindaco, insieme alla Protezione civile comunale è stata andare a vedere se questo ponte avesse retto e da un’analisi sommaria fatta sulla parte sopra l’acqua (sotto la profondità è di circa quaranta metri) è emerso che queste fessurazioni sembravano aggravate.
Dopo dieci giorni dal terremoto, non ottenendo alcuna risposta dalle autorità, sono stato costretto a denunciare la questione ai media locali. A seguito del clamore sono stati fatti nuovi controlli e dopo alcuni giorni è stata depositata una relazione dalla quale emergeva che la situazione si era aggravata.
Anche i piloni numero undici e dodici erano stati danneggiati. A quel punto ho incaricato l’Ufficio lavori pubblici di predisporre un progetto di intervento sul ponte. La burocrazia, però ha fermato i lavori prima ancora che iniziassero, a causa del Patto di stabilità.
Avendo il governo escluso Cingoli dal cosiddetto cratere, il comune deve regolarsi come se non avesse avuto il terremoto e quindi questo intervento non si può fare.
Quindi in caso di terremoto, esiste l’84 per cento delle possibilità che crolli. Nessuno risponde, il comune vorrebbe intervenire ma non può farlo.
Mercoledì 26 ottobre c’è stato un nuovo evento sismico che a Cingoli ha provocato molti danni, mille persone sfollate, 1.500 denunce di lesioni, tutte le chiese inagibili, l’ospedale evacuato per i crolli, la sala degli stemmi del Comune crollata.
La mia preoccupazione torna a essere il ponte e il suo eventuale crollo, con le imprevedibili conseguenze che la caduta di quella imponente massa cementizia potrebbe avere sulla diga.
Lamento nuovamente il fatto che nessuno venga a controllare il ponte e a verificare se queste lesioni che si sono manifestate dopo questi ultimi eventi sismici derivano dal terremoto precedente o se sono i difetti congeniti per cui questi lavori devono essere esclusi dal novero del terremoto.
Non tutti sono però del suo avviso. Perché, secondo lei, il presidente del Consorzio Claudio Nenni ha parlato di “bugie che fanno danni”?
Il Consorzio di bonifica ha rilasciato dichiarazioni molto forti contro l’allarme che ho lanciato sulla sicurezza del ponte e sulle possibili conseguenze di un crollo, cercando di screditarmi perché in realtà era l’ente che aveva appaltato l’opera, che ha poi scoperto i vizi, ma che non ha risolto il problema.
Siamo ai soliti scandali all’italiana, con qualcuno che si chiede perché il ponte non sia stato aggiustato prima e ora lancia accuse dicendo che vogliamo approfittare dei fondi stanziati per il terremoto.
C’è una perizia, tuttavia, realizzata dopo la scossa del 24 agosto, che conferma che la situazione si è aggravata e che non c’è più solo un pilone danneggiato, ma ben tre.
Va ricordato che il Comune di Cingoli ha la disponibilità di acqua potabile da una fonte che è la Vena di Crevalcore. Il comune ha realizzato una comunione di impresa per l’esercizio di questa fonte idrica e ha ceduto la concessione al Cigad, un consorzio di bonifica. Per questa cessione di diritti il comune riceveva un compenso.
Dopo alcune diatribe giudiziarie al Comune di Cingoli è stato riconosciuto un indennizzo di 430mila euro per la manutenzione del territorio dove è sorta la diga e delle strade che sono state costruite intorno a essa e i ponti che la attraversano.
In attesa di risposte da Roma, lei ha preso un provvedimento importante.
Sì, ho firmato un provvedimento per la chiusura del viadotto, per evitare che con un eventuale crollo si verifichino vittime. Questa interruzione, va detto, provoca gravi disagi all’economia del territorio, con le aziende della frazione di Moscosi che sono state così isolate.
Ora chiedo che il governo mi autorizzi ad aggiustare il ponte e poi vedremo giudiziariamente a chi spetta. Lo ribadisco, la sicurezza dei cittadini e del territorio è la mia priorità. Siamo in una situazione di emergenza, non dormiamo da giorni.
Faccio politica da sette anni e davvero non mi capacito di certo meccanismi. Io voglio l’apertura di un tavolo di trattative, così si capirà se stiamo facendo allarmismi o se stiamo adempiendo al dovere di garantire l’incolumità dei nostri cittadini. Non si può più aspettare.
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