Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio ha annullato la nomina di cinque dei venti direttori di musei italiani che erano state varate con la riforma dei musei voluta dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini.
Le cinque nomine annullate sono quelle di Paolo Giulierini, del Museo Archeologico Nazionale di Napoli; Carmelo Malacrino, del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria: Eva Degli Innocenti, del Museo Archeologico Nazionale di Taranto; Martina Bagnoli, delle Gallerie Estensi di Modena; e Peter Assmann, del Palazzo Ducale di Mantova.
La decisione del Tar, che ha accolto il ricorso di alcuni candidati che non erano stati selezionati, dipende in parte dal fatto che alcuni direttori scelti fossero di nazionalità straniera.
“Il bando della selezione non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani in quanto nessuna norma derogatoria consentiva di reclutare dirigenti pubblici fuori dalle indicazioni tassative espresse dall’articolo 38”, è stata la motivazione. “Se infatti il legislatore avesse voluto estendere la platea di aspiranti alla posizione dirigenziale ricomprendendo cittadini non italiani lo avrebbe detto chiaramente”.
Per il Tar del Lazio vi è stata un’illegittimità anche nelle modalità di svolgimento del concorso: “A rafforzare la sostenuta illegittimità della prova orale, la circostanza che questa ultima si sia svolta a porte chiuse”, si legge nella motivazione.
“Non ho parole. Non do letture politiche e rispetto le sentenze”, ha commentato il ministro Franceschini, annunciando il ricorso al Consiglio di Stato. “Ma registro con grande dolore quello che questo comporta praticamente e per l’immagine dell’Italia nel mondo”.
“Mi lascia stupefatto che la sentenza del Tar parli di procedura ‘poco chiara e magmatica’”, ha continuato Francheschini. “La selezione internazionale dei direttori è stata fatta da una commissione assolutamente imparziale composta dal direttore della National Gallery di Londra, che è un inglese, dal direttore della più importante istituzione culturale di Berlino, che è un archeologo tedesco, dal presidente della biennale di Venezia, e da una persona che è stata appena nominata consigliere dal presidente Macron. Mi pare che più garanzia di neutralità e trasparenza non ci potesse essere”.
“È assurdo fare distinzioni sulla nazionalità dei candidati. Il direttore della National Gallery è italiano mentre quello del British Museum è tedesco”, aggiunge il ministro Franceschini.
Poco dopo la sentenza è intervenuto anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: “I Tar vanno cambiati senza demonizzarli, precisando meglio qual è l’ambito di competenza della politica e quello del tribunale amministrativo che spesso entra nel merito di scelte che dovrebbero essere della politica”.
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